Intervista a Rino Di Meglio, segretario generale della Confederazione Generale Sindacale e coordinatore nazionale della Federazione Gilda Unams.
A cura di Mara Passafiume.
Il 10 dicembre sindacati e insegnanti sono scesi in piazza per scioperare contro i mancati stanziamenti a favore della scuola nella legge di Bilancio. La mobilitazione, arrivata dopo un tentativo di conciliazione fallito, ha messo in luce quella che, secondo le organizzazioni sindacali, è la contraddizione della politica: questa manovra economica, nonostante le attese e le parole spese in questi mesi dai rappresentanti del governo sull’importanza strategica della scuola, non investe sufficienti risorse nell’istruzione e nella scuola pubblica.
Ci spiega le ragioni di questo sciopero Rino Di Meglio, segretario generale Cgs e coordinatore nazionale Fgu.
Segretario, questo sciopero è stato un atto di ribellione per la poca attenzione riservata alla scuola dal governo. Quali sono le principali doglianze?
Dopo anni di tagli e risparmi questa è la prima legge finanziaria di investimento, ma quando vediamo ciò che viene destinato al personale della scuola non possiamo fare a meno di restarne sconvolti: 210 milioni di euro su 33,5 miliardi.
Si tratta semplicemente di un’umiliazione.
A proposito di dignità professionale degli insegnanti, il mancato rinnovo contrattuale e gli stipendi fermi al palo rappresentano la scarsa considerazione della politica nei confronti della categoria?
Assolutamente. Gli insegnanti hanno subito 9 anni di blocco contrattuale, poi lo scippo di quattro scatti stipendiali: 2010, 2011, 2012, 2013; i primi tre recuperati a costo di dure battaglie sindacali, il 2013 semplicemente scippato.
Una perdita di potere d’acquisto degli stipendi inarrestabile: ora parliamo del contratto 2019, 2020 e 2021, sta spirando il triennio e non sono stanziate neppure le risorse per recuperare l’inflazione già subita.
Basta andare sul sito dell’Aran e confrontare le tabelle stipendiali per verificare che la differenza media tra il personale scolastico ed il corrispondente delle altre amministrazioni pubbliche è divenuta intollerabile, parliamo di 350 euro!
Una delle battaglie della Gilda è quella contro il carico burocratico che grava sulle spalle dei docenti e che purtroppo, invece di diminuire, aumenta.
Siccome i politici italiani vogliono passare alla storia per aver scritto una “riformina” scolastica e siccome debbono farlo senza spendere, si svegliano la mattina e pensano come scaricare sugli insegnanti una nuova educazione, una nuova attività che essendo a costo zero provoca riunioni ed aggravi di lavoro.
Lei ha definito la scuola una fabbrica di precariato: il numero degli insegnanti precari, anche quest’anno, ha tristemente sottolineato la gravità di questo problema. Cosa è stato fatto per tentare di risolverlo?
Non esiste alcun Paese del mondo sviluppato che, come in Italia, veda precario un docente su cinque. Poi si abbia la decenza di non lamentarsi dell’abbassamento della qualità scolastica.
Questa situazione dimostra semplicemente l’incapacità dei governi nazionali di arrivare ad un sistema di reclutamento serio, semplice e ricorrente nel tempo.
Tra qualche mese ci saranno le elezioni delle RSU nelle scuole. Quali saranno gli impegni della Gilda? Quale messaggio vuole lanciare agli insegnanti?
Si tratta di un impegno organizzativo enorme. In Italia abbiamo 8.300 sedi di direzione scolastica e dovremo sforzarci di trovare i nostri candidati nel maggior numero di scuole e sostenerli.
Il nostro rappresentante RSU è la prima linea di difesa dei colleghi: troppo spesso i contratti non vengono rispettati o sono interpretati a danno del personale.
Le nostre RSU si impegneranno per la difesa dei diritti e per tutelare la professionalità dei nostri rappresentati.
M.P.
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