Intervista ad Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche.
A cura di Mara Passafiume.
La trattativa del comparto Sanità, aperta all’Aran nell’agosto dello scorso anno, è giunta al punto di arrivo con la sottoscrizione dell’Ipotesi del Contratto collettivo nazionale di lavoro del personale. Il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, ci spiega le principali innovazioni introdotte da questo contratto.
Segretario, dopo mesi di trattativa all’Aran, il 15 giugno scorso è stata finalmente sottoscritta l’ipotesi del nuovo CCNL per il comparto Sanità.
È stata una trattiva lunga ed intensa, con incontri a cadenza quasi settimanale per tutto il 2022. Riteniamo di aver raggiunto un accordo soddisfacente, tenuto conto che il punto di partenza vedeva un testo, proposto dalla parte datoriale, per noi insoddisfacente ma che, via via, è stato notevolmente migliorato, soprattutto nella parte giuridico-normativa. La caratteristica principale che contraddistingue questo contratto, per gli infermieri, è la definizione dell’indennità di specificità – voce di trattamento fondamentale dello stipendio, che entrerà anche nel monte salari per il rinnovo dei prossimi contratti e che, quindi, porterà maggiori risorse – e di pronto soccorso, due indennità appositamente previste e finanziate dalla legge di Bilancio 2021 e 2022. Per il resto, abbiamo dovuto distribuire quanto già previsto per il rinnovo di tutti i contratti del pubblico impiego.
Dal punto di vista economico, quali saranno gli aumenti che i lavoratori troveranno in busta paga? E quando?
Gli importi economici a regime varieranno per la ex categoria D dai 143 euro ai 165 euro lordi mensili. Data la recente esperienza del contratto delle Funzioni Centrali, la cui ipotesi di CCNL è stata firmata il 5 gennaio 2022 mentre gli arretrati saranno erogati questo mese a quasi 6 mesi di distanza, è presumibile ipotizzare che anche per il CCNL del comparto Sanità si arriverà alla stipula definitiva nei mesi di novembre/dicembre, con la speranza di ricevere entro l’anno gli arretrati che quindi ammonteranno, sempre per la ex categoria D, dai 3.500 euro ai 4.164 euro lordi.
Questo contratto contiene anche un’altra grande novità, ovvero un nuovo ordinamento professionale.
Dopo circa un ventennio da quando si è passati dai livelli alle categorie, con questo CCNL si passa dalle categorie alle aree, che sono individuate nel numero di 5 con la novità, prevista dalla legge, di un’area dell’elevata qualificazione (EQ) che, proprio per mandato legislativo, in prima istanza nasce vuota. Inoltre, si archiviano le progressioni economiche note come passaggi di fascia e si introducono i differenziali economici di professionalità (DEP), del valore di 1.200 euro lordi annui per la ex categoria D e nel numero massimo di 7. Anche il sistema degli incarichi viene rivisto, assumendo un ruolo sempre più centrale nello sviluppo della carriera dei professionisti della salute e dei funzionari. Un contratto, quindi, che dispiegherà i suoi effetti nei prossimi anni e che sarà indispensabile seguire a livello aziendale.
Il risultato elettorale conseguito dal Nursind nelle recenti elezioni RSU è significativo dell’impegno con cui il sindacato ha portato avanti tante battaglie della categoria infermieristica. Quali sono i prossimi obiettivi?
Per la prima volta Nursind firma il contratto collettivo nazionale del comparto Sanità. Nel 2018, pur avendone la possibilità, abbiamo scelto di non firmarlo perché lo ritenevamo penalizzante la categoria che rappresentiamo. Questa ulteriore esperienza ritengo ci abbia fatto ancor meglio capire che una vera valorizzazione economica della nostra professione non può passare solo attraverso la distribuzione delle risorse esigue stanziate per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Questi rinnovi coprono appena l’inflazione. Occorre, quindi, agire sul piano politico, affinché ci siano stanziamenti ad hoc come successo per l’indennità di specificità e di tutela della salute. È su questo livello che ora è necessario muoversi.
La cronaca ci racconta ancora delle quotidiane difficoltà che si registrano negli ospedali e nei pronto soccorso: il capitolo organici e nuove assunzioni resta un intervento necessario e non più rinviabile per la sanità pubblica. A che punto siamo?
Purtroppo, questa rimane la nota dolente del sistema per varie ragioni che, a mio avviso, hanno tutte origine dal sottofinanziamento del Servizio sanitario nazionale. Nel mercato del lavoro mancano circa 70-80 mila infermieri per dare compimento agli obbiettivi del PNRR. La tipologia di lavoro e le retribuzioni non spingono i giovani ad iscriversi ai corsi di laurea in infermieristica, soprattutto nelle regioni del nord, per cui la domanda è maggiore dell’offerta e i servizi sono in sofferenza, con conseguente minor capacità di soddisfare i bisogni di salute dei nostri cittadini. Inoltre, molte regioni hanno accumulato deficit per far fronte alle maggiori spese dovute alla lotta al Covid-19. Il mio timore è che per evitare il commissariamento si vada a tagliare sugli organici, non stabilizzando i precari assunti durante la pandemia e non sostituendo i pensionamenti. Senza adeguati organici rischiamo di vanificare tutta la spesa per investimenti che deriva dal PNRR. Spesa che per buona parte è fatta a debito e grava sul bilancio e sulla solvibilità dello Stato. Il rischio che quindi corriamo è quello di passare l’erogazione di questi fondamentali servizi al privato. Spero vivamente che questo non accada e anche per questo continueremo le nostre battaglie per una sanità pubblica e universale.
M.P.
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