“L’episodio di Palermo, che ha visto protagonista suo malgrado la professoressa Rosa Maria Dell’Aria sospesa per due settimane con l’accusa di non aver vigilato sul lavoro dei suoi alunni che hanno accostato le norme sugli immigrati contenute nel Decreto Sicurezza del ministro Salvini alle leggi razziali emanate da Mussolini nel 1938, dimostra come sia pericoloso affidare una questione delicata come la disciplina dei docenti agli impiegati amministrativi dei provveditorati”. Chiaro, diretto e senza peli sulla lingua il commento di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, sulla vicenda della professoressa siciliana che ha tenuto banco per giorni nelle cronache, sollevando un vespaio di polemiche e accedendo la solidarietà di tutto il mondo della scuola. Numerose le manifestazioni organizzate dai sindacati e le iniziative spontanee, come quella lanciata dagli studenti del liceo Anco Marzio di Ostia, a Roma, in difesa della libertà di insegnamento e di pensiero sancite dagli articoli 33 e 21 della Costituzione.
Per scongiurare il ripetersi di episodi del genere ed evitare altri tentativi di imbavagliare e censurare, la Gilda degli Insegnanti ha chiesto in primis che venga istituito un organo di garanzia competente e indipendente, in grado di tutelare la libertà di insegnamento. In seconda battuta, inoltre, la Gilda ha sollecitato il ripristino dell’istituto della conciliazione, abolito dalla riforma Brunetta, che eviterebbe il proliferare a dismisura del contenzioso che, infatti, è aumentato esponenzialmente da quando è in vigore la legge 150/2009.
“Tra i compiti dell’attività didattica – afferma Di Meglio – c’è anche quello di sviluppare lo spirito critico degli studenti che, non dimentichiamolo mai, sono il futuro del Paese, i cittadini ai quali spetterà guidare l’Italia e contribuire, ciascuno in base alle proprie capacità e attitudini, alla sua crescita. C’è qualcosa di schizofrenico nel reintrodurre l’insegnamento dell’educazione civica da una parte e dall’altra sospendere una docente per aver svolto il proprio lavoro senza reprimere la libertà di espressione degli alunni”.
Ester Trevisan
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