Il Centro Studi Nazionale della Gilda degli Insegnanti ha elaborato i dati degli stipendi dei docenti degli ultimi anni e li ha confrontati con l’aumento dell’inflazione nello stesso periodo.
Utilizzando come riferimento lo stipendio medio di un insegnante con 21 anni di servizio nella scuola secondaria di primo grado, Gianluigi Dotti e Rosario Cutrupia del Centro studi Gilda degli Insegnanti hanno individuato un dato sconcertante: dal 2007 ad oggi, gli stipendi dei docenti italiani sono calati mediamente del 7% rispetto all’andamento dell’inflazione. Questo dato, tradotto in euro, significa che dal 2007 a oggi le buste paga mensili dei docenti si sono alleggerite di circa 170 euro lordi al mese.
In particolare, si nota che a partire dal 2010 e fino al 2017 gli incrementi stipendiali non hanno mai raggiunto l’1%, attestandosi addirittura a zero dal 2012 al 2015 (blocco dei contratti nazionali e cancellazione dello scatto di anzianità del 2013), a fronte di un’inflazione che, pur se non a ritmi galoppanti, viaggiava con segno positivo toccando punte del 2,80% e del 3% rispettivamente nel 2011 (aumento stipendi dello 0,20%) e nel 2012 (aumento stipendi dello 0,00%).
La ricerca evidenzia come il mancato rinnovo dei Contratti e la perdita dello scatto di anzianità del 2013 abbiano fatto crollare il potere d’acquisto degli insegnanti nel corso degli ultimi 10 anni, impoverendo l’intera categoria che si allontana sempre di più dalla media degli stipendi dei colleghi europei e perfino da quella degli altri dipendenti pubblici italiani.
Per recuperare la differenza salariale occorre che il Governo adotti un provvedimento ad hoc per la scuola, stanziando nella legge di bilancio 2020 le risorse necessarie all’aumento degli stipendi e al ripristino dello scatto di anzianità del 2013. Una parte delle risorse è possibile reperirle con i fondi del bonus premiale, introdotto dalla legge 107/2015, e della card docenti per la formazione.
Gianluigi Dotti
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