L’inizio dell’anno scolastico 2020/2021 ha registrato fin dalle prime settimane di settembre le numerose difficoltà legate al ritorno della scuola in presenza.
In particolare nelle scuole secondarie di secondo grado e negli istituti delle città si sono subito verificati numerosi casi di contagio che hanno costretto le scuole a mettere in quarantena intere classi e/o sezioni, compreso il personale docente. Quando poi la curva dei contagi si è impennata, il Governo ha sospeso le attività didattiche per tutte le classi delle superiori e, nelle zone rosse, anche per le ultime due classi delle medie.
Eppure il 6 agosto 2020 era stato firmato dalla ministra e da quasi tutte le organizzazioni sindacali della scuola, tranne la FGU-Gilda degli Insegnanti, il Protocollo che doveva garantire il ritorno a scuola in sicurezza.
La FGU-Gilda degli Insegnanti non ha firmato il Protocollo del 6 agosto perché ha ritenuto che le misure previste non fossero sufficienti a garantire il rientro in presenza di alunni e insegnanti. La nostra organizzazione aveva chiesto di: ridurre il numero degli alunni per classe così da garantire il distanziamento; reperire gli spazi e gli insegnanti necessari all’aumentato numero delle classi; prevedere un presidio sanitario in ogni scuola con personale medico-infermieristico in grado di intervenire per il tracciamento e l’individuazione di sospetti casi di contagio; installare termoscanner o sistemi simili per la misurazione della temperatura; dotare di mascherine tutti coloro che entrano e sostano nei locali delle scuole e nelle aule (per gli insegnanti mascherine ffp2); fornire istruzioni dettagliate per la gestione degli spazi e delle procedure inerenti le mense scolastiche; attivare un protocollo specifico per la scuola dell’infanzia. La FGU-Gilda degli Insegnanti aveva segnalato anche la necessità di ridurre il numero dei passeggeri sugli autobus e di prevedere negli orari di ingresso degli studenti un numero consistente di corse supplementari.
Spiace doverlo dire, ma i dati, seppur parziali perché mai resi pubblici nella loro completezza, di questi primi mesi di scuola rendono evidente proprio la necessità di rivedere le misure previste dal Protocollo di sicurezza. Perché tutti concordiamo che la scuola deve essere in presenza, ma solo se c’è la ragionevole certezza che sia anche sicura.
Gianluigi Dotti
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