La legge 107/2015 al c. 181 prevedeva una serie di deleghe al Governo che sono state quasi tutte attuate dall’allora ministro Fedeli, tranne quella sulla revisione del testo unico della scuola. Infatti, tutte le OOSS si erano dette molto preoccupate dall’intenzione di rivedere il TU 297/1994 in quanto interessa tutto il sistema scolastico e in particolare lo stato giuridico degli insegnanti, questione decisamente delicata se consideriamo che la professione docente è tutelata dalla Costituzione con la libertà di insegnamento.
Lo scorso autunno, però, decisamente in sordina e senza dare alcuna pubblicità alla cosa, il ministro dell’Istruzione ha emanato il Decreto n. 760 del 21 novembre 2018, con il quale nomina una Commissione alla quale affida il compito di redigere il “Codice della legislazione scolastica, universitaria, dell’alta formazione artistica e musicale e coreutica e della ricerca”.
La durata dell’incarico è di 2 anni, con l’obbligo di rapporti semestrali sullo stato dei lavori, attraverso una relazione scritta al ministro che ha istituito la Commissione, per il tramite del Gabinetto.
La Commissione, che avrà un unico presidente (il consigliere della Corte dei Conti Guido Tenore), è articolata in quattro sottocommissioni, una per ogni settore: Scuola, Università, Afam e Ricerca, ognuna con un proprio coordinatore; per la Scuola è l’avv. Laura Paolucci dell’Avvocatura dello Stato.
Per quanto riguarda la sezione della scuola, scorrendo i nomi dei 19 componenti troviamo 1 avvocato, 4 magistrati, 4 funzionari del Miur, 4 dirigenti scolastici, 3 docenti universitari di diritto e 1 di relazioni industriali, il direttore dell’INAIL e il direttore dell’IPRASE (l’ente della provincia di Trento per la ricerca e la sperimentazione educativa).
Dalla lettura del testo e delle premesse risulta chiaramente che l’intenzione del ministro non è effettuare un’operazione di restyling sul TU 297/1994, ma mettere mano nel profondo alle regole che fino ad ora hanno governato la scuola e i docenti. La biografia dei componenti la Commissione e la totale assenza degli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, che meglio di tutti gli “esperti” conoscono il sistema scolastico e le sue necessità, colloca questo “presunto tentativo riformatore” nel solco della tradizionale modalità con la quale la politica e l’inquilino più alto di viale Trastevere hanno affrontato le tematiche di politica scolastica (si veda quanto e successo con la 107/2015).
Per chi ha visto moltissime di queste Commissioni naufragare nei marosi della politica e della quotidianità, rimane l’auspicio che nei prossimi anni la scuola sia lasciata lavorare in serenità e all’insegnante sia permesso fare quello che sa fare meglio: insegnare senza troppi carichi burocratici inutili.
Gianluigi Dotti
Clicca sull'immagine per aprire il file in formato PDF