Il nostro Paese ha sempre più bisogno di una Pubblica Amministrazione, nuova, innovata nei modelli organizzativi e nei processi produttivi, che sia capace di assolvere al suo ruolo decisivo per la modernizzazione del paese e per garantire servizi fruibili, trasparenti, veloci.
Nella PA esistono a tutti i livelli importanti professionalità, donne e uomini che lavorano con impegno e senso di responsabilità, contribuendo in modo attivo, non solo garantendo la qualità della propria prestazione lavorativa, ma anche proponendo attività e processi che vanno nella direzione di migliorare l’azione complessiva degli Uffici e delle Amministrazioni in cui operano.
Ma la PA è ancora, purtroppo, caratterizzata da modelli organizzativi iper-gerarchici, propri della burocrazia basata sulla centralità e la sacralità dell’atto amministrativo, che per sua stessa natura necessita di una procedimentalizzazione tipizzata e di livelli organizzativi ridondanti, in cui si alimentano all’infinito controllori e controllati.
Un modello che tende a soffocare le idee che partono dal basso, disperdendo così un potenziale importante di idee e progetti.
Il cambiamento può e deve partire dal basso, con azioni che mettano a fattor comune le best practices, costruendo reti e interconnessioni anche trasversali, agevolate dalle nuove tecnologie e dalla possibilità di interagire a distanza senza che questa impedisca la circolazione delle idee.
Quando diciamo che per cambiare le nostre Pubbliche Amministrazioni non servono nuove leggi o norme, che sono fin troppe, diciamo proprio questo.
Più partecipazione degli addetti ai lavori, nuovi modelli organizzativi basati sul lavoro di gruppo, apertura alle idee e ai suggerimenti della società civile e degli amministrati, uso della tecnologia non solo per superare l’uso della carta e velocizzare l’emissione degli atti, ma soprattutto per cambiare i processi e il modo di lavorare, rendendo più facilmente accessibili i servizi resi agli utenti.
Semplificando i livelli di Governo, attribuendo in modo chiaro ad ogni livello di articolazione delle Amministrazioni (centrali e territoriali) specifiche e ben precise competenze, garantendo comunque livelli di “colloquio” e di collaborazione efficienti.
Fare sindacato nella PA oggi è anche, e forse soprattutto, questo.
Battersi per una maggiore dignità del lavoro pubblico, un nuovo ordinamento capace di valorizzare le professionalità, retribuzioni che siano ancorate al livello europeo, una organizzazione del lavoro e dei servizi efficienti, il pieno riconoscimento dei diritti, una nuova conciliazione dei tempi orario – lavoro, un rapporto con i cittadini che ci faccia sentire sempre più orgogliosi di essere al servizio del Paese e della sua collettività, passano anche da questo: da una rivoluzione del modo di lavorare e di essere Pubblica Amministrazione.
E la FLP su questo è all’avanguardia, unico soggetto sindacale che in questa fase ha posto con forza l’attenzione su questi temi che sono tutti, come si è visto, fortemente intrecciati e su cui, è indubbio, grande è l’attenzione del Governo, delle forze politiche, della società civile.
Ecco perché vogliamo rendere le nostre proposte ancora più articolate e significative e per fare questo intendiamo avvalerci di tutte le intelligenze presenti al nostro interno, in ogni ambito da noi rappresentato, praticando al nostro interno quello che auspichiamo debba diventare patrimonio comune delle nostre Amministrazioni.
Con il Progetto “Partecipazione – Protagonismo – Nuovi Talenti” ogni nostro iscritto potrà collaborare direttamente ai diversi laboratori sulle aree tematiche individuate, contribuendo al decollo di un modello aperto, orizzontale, partecipativo, interattivo.
Questo sarà possibile sfruttando gli strumenti che la tecnologia permette, a partire dai contributi via mail, alla creazione di specifiche aree che saranno gradualmente attivate sul nostro sito e sui social network, fino all’utilizzo di sistemi di video conferenza (Skype e altri) per momenti di confronto e analisi collettive.
Roberto Cefalo
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