L’avvio delle trattative per il rinnovo contrattuale ha creato fermento nella professione infermieristica, le cui richieste si moltiplicano.
Il Covid ha messo a dura prova gli infermieri che adesso battono cassa al grido di “adesso o mai più”.
Ma quante delle loro legittime richieste sono materia di contratto?
Qui un breve estratto dell’intervista di InfermieristicaMente Sindacando ad Andrea Bottega, segretario nazionale NurSind.
Vincolo di esclusività, il riconoscimento del lavoro usurante, il pre-pensionamento non rientrano tra le materie contrattuali e richiedono delle modifiche legislative che solo il Parlamento può fare.
Andrea Bottega spiega – Naturalmente il Governo può fare molto inserendole nei loro provvedimenti ma poi è il Parlamento che deve convertirle in leggi. Lavoro usurante, lavoro gravoso, anticipo pensionistico sono temi all’attenzione del ministro del lavoro e sono temi aperti per la riforma pensionistica che, speriamo, entro fine anno giunga all’attenzione delle Camere. Sul vincolo di esclusività ci sono stati diversi emendamenti che NurSind ha tentato di presentare attraverso la collaborazione con alcuni parlamentari ma sono sempre stati puntualmente respinti.
Una eventuale accelerazione sull’esclusività si potrebbe avere se la Corte di Cassazione sentenziasse a favore del NurSind, nelle due cause pilota che abbiamo pendenti dal 2017.
È dunque importante avere ben presente in quale tavolo si possono realizzare le giuste richieste della categoria e non confondere i piani di azione. Il Nursind agisce su entrambi i piani, modifiche legislative e contrattazione, ma con modalità e tempi diversi. Inoltre, a fianco della contrattazione, in questi anni il NurSind ha agito molto anche sul piano giuridico portando all’attenzione dei giudici molti aspetti che incidono anche sulla retribuzione degli infermieri e sono state vinte diverse cause che stanno portando beneficio a tutti. Ricordiamo ad esempio che i tempi di vestizione introdotti nel contratto nascono dalla vittoria di un segretario Nursind in Cassazione.
Marialuisa Asta
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