Stipendi al palo, potere di acquisto in diminuzione, prestigio sociale in calo. Essere docenti oggi in Italia è sempre più difficile e a chi sostiene che l’insegnamento è una vocazione, occorre replicare forte e chiaro che la passione da sola non basta. Nel confronto con i colleghi europei, ma anche con quelli extra europei, le buste paga degli insegnanti italiani non fanno di certo una bella figura: secondo gli ultimi dati Ocse ed Eurydice, gli stipendi dei docenti in Germania sono praticamente il doppio rispetto a quelli italiani, per tutti i gradi di scuole e per tutte le anzianità, e molto al di sopra della media europea. Anche in Spagna le retribuzioni, soprattutto quelle iniziali, si collocano al di sopra della media europea. La Francia ricalca l’andamento europeo, ma con le retribuzioni intermedie più basse, mentre l’Italia si mantiene allineata al livello europeo fino all’anzianità di servizio di 15 anni ma segna un netto calo a fine carriera. A ciò si aggiunge il contratto scaduto il 31 dicembre scorso: del rinnovo non c’è neanche l’ombra, mancano gli stanziamenti nella legge di Bilancio e l’atto di indirizzo per aprire la trattativa all’Aran.
Per invertire la rotta e richiamare l’attenzione del Governo sulla questione, la Gilda degli Insegnanti ha lanciato una petizione rivolta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte al quale si chiede di sbloccare lo scatto di anzianità del 2013 e di aumentare gli stipendi utilizzando anche le risorse destinate dalla famigerata legge 107/2015 al finanziamento del bonus merito. Le firme vengono raccolte online attraverso la piattaforma change.org e in tutte le scuole d’Italia attraverso i moduli messi a disposizione dalle RSU e dai TAS della Gilda. “Quello del bonus merito – afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – non è un sistema che consente di premiare un bravo insegnante, ma soltanto un incremento del fondo di istituto con soldi messi a disposizione del dirigente per ricompensare chi fa progetti. Noi abbiamo proposto che queste somme stanziate dalla cosiddetta Buona Scuola vengano utilizzate per dare un minimo di incremento di stipendio agli insegnanti. Se ci sono soldi, che non vengano sprecati”.
Riguardo, poi, quello che definisce lo “scippo” dello scatto di anzianità 2013, la Gilda sottolinea che il blocco ha effetti su tutti, perché ha spostato in avanti di un anno la progressione, con danni consistenti e irreversibili su stipendio e previdenza stimabili mediamente in 7000 euro nell’arco della carriera lavorativa.
“L’accoglimento di queste proposte – conclude Di Meglio – sarebbe un segnale importante di cambiamento per rivalutare la professione docente sempre più svilita e in crisi di autorevolezza”.
Ester Trevisan
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