Se dobbiamo ragionare giocoforza su tre Aree, è indubbio che le Aree vanno riscritte, garantendo una dinamica professionale del personale attualmente inquadrato nelle Aree, con il riconoscimento delle funzioni già svolte.
E la risposta, quindi, non può essere quella prospettata dall’Aran di mantenere le attuali Aree e l’attuale regime delle posizioni organizzative, rivisitandolo sulla falsariga di quanto avvenuto nelle Agenzie fiscali, dove permane comunque tutta la precarizzazione e la discrezionalità che vogliamo superare.
Per quanto concerne le progressioni all’interno delle Aree, ribadiamo che questo non può essere l’unico percorso di valorizzazione professionale. Va quindi ripristinata a regime la possibilità di percorsi di passaggio tre le Aree con il riconoscimento del lavoro svolto e delle professionalità acquisite.
In questi anni il modello basato sulle progressioni economiche, finanziate dal Fondo di amministrazione e sottoposto a rigidità, dettate sia dagli interventi normativi sull’entità dei Fondi che sui criteri da adottare, ha reso tale strumento difficilmente utilizzabile in futuro, anche per la saturazione di molte posizioni apicali.
L’ipotesi prospettata dall’Aran nel documento consegnato è quella di differenziare le progressioni su due distinti binari: il primo ancorato essenzialmente alla professionalità acquisita nel tempo; il secondo basato sul “merito”.
Nel ribadire come FLP che tale strumento per noi resta solo “uno” di quelli da prevedere in materia di riconoscimento “dinamico” delle professionalità, rimangono da sciogliere i nodi sul finanziamento delle procedure e sulla stessa costruzione delle fasce all’interno delle Aree.
Così come cosa va approfondito e valutato nel suo complesso il meccanismo proposto, sia per quanto concerne le modalità di riconoscimento del “merito” che sui tempi e le modalità di attivazione del cosiddetto doppio binario, vista la scarsezza di risorse oggi disponibili in contrattazione integrativa per definire gli accordi sulle progressioni economiche.
Tra l’altro, le attuali fasce non sono in grado di intercettare tutte le dinamiche (sono limitate nel numero all’interno delle singole Aree) e sono graduate in modo non progressivo dal punto di vista economico, essendosi a suo tempo limitati a “fotografare” in modo automatico il modello preesistente basato su posizioni giuridiche e posizioni super, oggi non più previste all’interno della polifunzionalità delle Aree.
L’ultima questione riguarda l’ordinamento unico per tutto il comparto, oggi ancora in discussione, per la previsione nel CCNL delle Funzioni Centrali della possibilità di istituire sezioni speciali correlate ai vecchi comparti.
E’ evidente che questa scelta, auspicata dall’Aran e da qualche Organizzazione sindacale al tavolo, è percorribile solo se si definisce un nuovo ordinamento che non sia al ribasso. E comunque è chiaro che alcuni aspetti, ove si decidesse di percorrere tale ipotesi, vanno affrontati e risolti.
Oggi per medesime professionalità e funzioni coesistono all’interno delle Amministrazioni del comparto diversi inquadramenti, frutto di CCNL precedenti (EPNE), che ad esempio assimilano alla dirigenza funzioni quale quelle dei professionisti che nei Ministeri e nelle Agenzie fiscali non sono previste nella medesima fattispecie e sono inquadrate nella terza Area.
E’ evidente che non intendiamo proporre ipotesi al ribasso, ma neanche ipotizzare diversi inquadramenti, all’interno di un nuovo ordinamento unico di comparto!
In conclusione, abbiamo rappresentato al Presidente dell’Aran la nostra volontà non solo di proporre, ma anche di ascoltare, convinti come siamo che il compito della Commissione sia quello di cercare di realizzare una proposta quanto più condivisa, o comunque in cui siano presenti, ove difformi, le diverse posizioni rappresentate, allo scopo di contribuire sia alla predisposizione dell’atto di indirizzo del Governo all’Aran per l’apertura del negoziato sul rinnovo del CCNL, sia all’elaborazione di una proposta sindacale quanto più condivisa e realizzabile possibile.
Ovviamente questo tavolo di confronto non esaurisce l’iniziativa sindacale sul tema, ma si intreccia strettamente con le problematiche relative allo stanziamento economico per fare un CCNL degno di questo nome, ed al confronto con il Governo sulle iniziative da assumere anche a livello parlamentare per ridefinire un ambito ed uno scenario in cui il nuovo ordinamento professionale ed il CCNL siano uno strumento in grado di permettere un cambio di marcia sulle politiche in materia di pubblica amministrazione, riconoscendone il ruolo di fattore di sviluppo e di innovazione del Paese.
Roberto Cefalo
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