Mi sono divertito ad estrapolare alcuni passi dal recente libro del nuovo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi “Nello specchio della scuola” ed ho trovato alcuni spunti interessanti.
Il primo è quando sostiene “la necessità di disporre di un numero di insegnanti proporzionato ai bisogni degli allievi e non ai vincoli di bilancio statale”, affermazione che sembra presa di peso da una piattaforma sindacale.
Non possiamo che convenire anche sull’analisi della spesa storica per l’educazione: “La spesa in educazione nel nostro Paese raggiunge i 72 miliardi di euro nel 2009, per ridursi a partire da quell’anno in poi a poco più di 65 miliardi” […] Mentre la media europea di spese per l’educazione si assestava sopra il 10% del totale della spesa pubblica, in Italia si riduceva ulteriormente, ponendosi alla coda del resto d’Europa”. Leggendo questi dati sembra che Bianchi (e non la precedente ministra) abbia trascorsi da sindacalista della scuola, come ci dimostra il grafico seguente che andrebbe presentato nelle assemblee sindacali.
Andamento della spesa pubblica in istruzione in Italia dal 2008 al 2017 (miliardi di euro)
Anche l’analisi non può che trovarci d’accordo: “Nel momento cruciale dell’uscita dalla prima grande crisi della globalizzazione, che coincideva peraltro con il salto tecnologico verso la digitalizzazione, l’Italia tagliava i propri investimenti sulla scuola, condannandosi a una bassa crescita”.
Nel rapporto intermedio della commissione ministeriale da lui guidata si richiedevano “deroghe agli ordinamenti scolastici per poter formare classi con meno di 15 allievi, un incremento temporaneo di personale docente del 10-15% sul totale […] e l’esonero dal servizio per commissioni di concorso”.
Ci sono anche passaggi decisamente opinabili, ma li tratteremo in un’altra occasione.
Concludo dicendo che sarei felice se la metà di queste cose si realizzasse durante il suo ministero.
Andrea Carosso
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