Il Segretario Generale Marco Carlomagno è intervenuto lo scorso 15 giugno agli Stati Generali dell’Economia, la serie di incontri voluti a Villa Pamphilj dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per tracciare un percorso per il rilancio del Paese dopo i duri mesi legati al lockdown.
Carlomagno ha presentato al Premier un documento che elenca i problemi storici della nostra economia, le occasioni perdute negli ultimi trent’anni e gli errori da non ripetere se si vuole ripartire con una crescita non solo sostenuta, ma anche solida e duratura. Nell’ultima parte del documento vengono, infine, declinate le ricette proposte dal sindacato al Governo.
“Il problema della nostra economia è storicamente la specializzazione basata su settori a basso valore aggiunto, unita a una carenza di politiche industriali” – ha detto Carlomagno nel suo intervento – “Siamo tra i paesi che arrivano costantemente tardi all’appuntamento con l’innovazione tecnologica, attiriamo pochi investimenti dall’estero e spesso ci accontentiamo di competere sul prezzo con economie che possono vantare mano d’opera a basso costo. A forza di assecondare le spinte neoliberiste abbiamo distrutto una legislazione sul lavoro che invece era tra le più avanzate al mondo”.
Nel documento consegnato al Presidente Conte la nostra Organizzazione ha indicato al Governo quattro punti sui quali intervenire, con massicci investimenti pubblici e riorganizzazioni:
nell’immediato è necessario il sostegno alla domanda interna attraverso risorse che coprano le emergenze di cittadini e imprese;
subito dopo deve partire la spinta all’innovazione attraverso una profonda riorganizzazione della pubblica amministrazione;
lo snellimento delle procedure burocratiche;
investimenti pubblici nel capitale umano e nell’innovazione e ricerca di base.
“Abbiamo già perso due formidabili occasioni per modificare la struttura della nostra economia” – ha dichiarato Carlomagno, richiamando gli errati interventi effettuati dai governi precedenti dopo la crisi valutaria del 1992 e dopo il “quantitative easing” avviato dalla BCE. Entrambe le volte le risorse sono andate ad alimentare il capitalismo finanziario e di relazione. È ora che lo Stato intervenga direttamente, finanziando la transizione verso la green economy e gli investimenti diretti nella ricerca, soprattutto di base. “Non vorremmo più vedere interventi a pioggia ma solo investimenti mirati. Se non cambiamo rotta adesso saremo condannati ad un ruolo irrilevante nella competizione internazionale”.
Vincenzo Patricelli
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