Il permanere dell’emergenza pandemica ha comportato, tra le altre misure di prevenzione, la proroga del lavoro agile emergenziale in tutte le Pubbliche Amministrazioni.
Questa situazione rende ancora di estrema attualità la questione della mancata corresponsione dei buoni pasto al personale, considerato che, probabilmente e ancora per molti mesi, dovremo fare i conti con questo lavoro emergenziale, senza che vi sia stata ancora data un’adeguata regolamentazione contrattuale a molti degli istituti che regolano il rapporto di lavoro.
Calcoliamo che in questo ultimo anno, per effetto della mancata erogazione dei buoni pasto e del lavoro straordinario, vi sia stata una perdita di salario pro-capite almeno pari a 1.500 euro. Se a questo aggiungiamo i costi sostenuti per le dotazioni informatiche proprie, le connessioni e i collegamenti, abbiamo chiaro il senso di quanto sia stata rilevante la perdita economica per il personale, in un momento in cui il CCNL è scaduto da più di 2 anni e anche il salario accessorio è sempre più decurtato e corrisposto con enorme ritardo.
La soluzione, adottata da Governo e Parlamento con il comma 870 dell’art. 1 della legge di Bilancio 2021 per l’utilizzo dei risparmi conseguiti dalle Amministrazioni nel 2020 su buoni pasto e straordinari, appare insufficiente, controversa e di difficile applicazione perché:
- sposta sull’esercizio 2021 risorse che invece erano destinate a remunerare prestazioni rese nel 2020, prevedendone l’erogazione all’interno dei Fondi per fattispecie diverse (vedi performance e produttività) che non riusciranno a intercettare coloro che il danno l’hanno subito;
- resta l’ingiusta differenziazione tra chi in alcune amministrazioni ha percepito, e continua a percepire, i buoni pasto;
- la norma esplica i suoi effetti solo sui risparmi 2020 e nulla dice per quelli che stanno maturando nel corso del 2021;
- le modalità di individuazione, di certificazione e di successivo riaccreditamento di tali risorse sono farraginose, soggette a vari passaggi con gli organi di controllo, per cui è forte il rischio di una forte decurtazione rispetto a quello effettivamente non erogato.
Recentemente l’Avvocatura Generale dello Stato ha reso un parere al Formez in cui si conferma la ”possibilità di corresponsione del buono pasto ai lavoratori in smartworking in questa fase in cui, a causa dell’emergenza sanitaria, tale modalità di svolgimento della prestazione lavorativa ha assunto il carattere dell’ordinarietà, collegandola a una determinazione di natura organizzativa, assunta previo confronto con le rappresentanze sindacali”.
Inoltre l’Agenzia delle Entrate -Divisione Contribuenti, nella risposta all’interpello 956-2631/2020 relativo al trattamento fiscale dei buoni pasto erogati al personale in lavoro agile emergenziale, ha chiarito di fatto che questi possono essere erogati anche ai lavoratori in smartworking, tenuto conto che la realtà lavorativa è sempre più caratterizzata da forme di lavoro flessibili. La stessa normativa ha subito un’evoluzione. L’articolo 285, comma 4 del DPR 207/10 richiedeva l’utilizzo dei buoni pasto durante la giornata lavorativa. Il decreto 122/17 del MISE, invece, non solo ha omesso questo obbligo, ma addirittura ne consente l’uso cumulativo fino a 8 buoni pasto al giorno. Svincolando di fatto l’utilizzo del buono dal momento e dal luogo in cui è stata effettuata la prestazione.
E’ necessario quindi per la FLP che questi aspetti, unitamente alla regolamentazione negoziale dell’articolazione degli orari di lavoro, diritto alla disconnessione, modalità di fruizione di ferie e permessi, sia oggetto di uno specifico accordo nazionale per tutti i comparti del lavoro pubblico, per offrire da subito un quadro di riferimento certo ed esigibile, senza le incertezze e le ingiustizie verificatesi in questa lunga fase così difficile e impegnativa.
Il rinnovo dei CCNL scaduti è la nostra priorità e su questo incalzeremo il Governo Draghi, ma è evidente che al momento i tempi della loro definizione non sono coerenti con l’urgenza di affrontare e definire le questioni aperte sul lavoro agile e sulla sua tutela trasversale.
Una richiesta, quella dell’Accordo quadro sul lavoro agile, formulata alla Ministra Dadone e che ora riproponiamo al Ministro Brunetta, senza alcun timore, come da qualcuno paventato, rispetto agli esiti della stessa, o alla sua presunta impopolarità. Parliamo di diritti e di tutele di lavoratrici e lavoratori che hanno permesso il funzionamento della PA in una fase di eccezionale emergenza e che, per questo, abbiamo il dovere di rappresentare senza alcuna timidezza.
Roberto Cefalo
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