Dopo aver letto le esternazioni del segretario nazionale della più importante associazione di dirigenti scolastici, che propone il sabato in DAD in tutte le scuole della Repubblica come geniale soluzione all’incombente crisi energetica, ho capito che al peggio non c’è mai fine.
Nonostante tre anni di DAD abbiano palesemente mostrato tutte le falle di questo strumento, pure utilissimo se usato con criterio e in modo non sostitutivo della relazione pedagogica in carne e ossa, ora esso viene invocato, quale oggetto di pura fede dotato di potere miracoloso, come soluzione per ogni emergenza. Prima la pandemia, ora il caro bolletta, aspettiamo una proposta per Ucraina e Taiwan.
Pazienza se il prezzo lo pagheranno, ancora una volta, i nostri studenti e pazienza se la DAD approfondisce il divario tra ricchi e poveri, nord e sud.
Certo, il brodino di DAD è un po’ acido e indigesto, forse scarsamente nutriente, ma una buona pubblicità, si sa, fa i miracoli.
Per taluni dirigenti forse la DAD è stata anche un simpatico giocattolino, un nuovo Risiko organizzativo per esibire nascoste doti manageriali, da sfoderare, dopo il Covid, anche in caso di caviglia slogata, indisposizione occasionale, settimana bianca dei genitori.
Perché il magico balocco non potrebbe ora essere proposto per salvare il Paese dal caro gas, rifilando agli studenti un altro po’ di aria propinata e, possibilmente, aiutando la neonata Scuola di Alta Formazione o plasmare nuovi corsi e corsetti sulle nuove app e utilities?
Un collega ingegnere mi faceva recentemente notare che, pur con tutti i problemi ben noti dell’edilizia scolastica, quasi tutti gli edifici in Italia hanno, quanto meno, un’esposizione ottimale verso sud est.
Con un investimento economico pari a circa un anno di bolletta elettrica della scuola (calcolato con i prezzi della corrente pre-crisi, oltretutto), ciascuno di questi edifici potrebbe avere una copertura fotovoltaica tale da garantire l’autosufficienza totale e contribuire ad una comunità energetica comunale o territoriale.
Ma forse, in tempi votati alla cieca fede, la ragione continuerà a restare muta.
Gianfranco Meloni
Clicca sull'immagine per aprire il file in formato PDF