Le riforme del sistema scolastico che si sono succedute in Italia nei primi decenni del XXI secolo, dalla riforma Moratti alla “Buona Scuola”, sono manifestazioni del mutamento profondo e radicale della funzione della scuola oggi. La scuola come istituzione della Repubblica, alla quale i padri costituenti hanno affidato la funzione di perseguire l’interesse pubblico della società formando il cittadino ai valori della Costituzione[1], nella politica scolastica dei Governi è stata sostituita dalla scuola quasi-servizio, funzionale alla logica del mercato e del consumatore.
Come sostiene Bauman in Vita liquida, nella società dei consumi “l’industria di smaltimento dei rifiuti [anche quelli non materiali] assume un ruolo dominante nell’ambito dell’economia della vita liquida”, quindi la scuola non ha più la funzione di formare il “produttore”, ma il “consumatore”.
La crisi della scuola è strettamente legata alla fase di transizione dell’inizio del XXI secolo. Come sostiene Frank Furedi “i segni del malessere della scuola […] dipend[ono] da un guasto più essenziale: la crisi dell’autorità adulta”.[2] Le polemiche tra gli adulti, preoccupati principalmente di giustificarsi, di cui è esemplare “la disinvoltura con la quale mamme e babbi criticano gli insegnanti davanti ai propri figli”, fanno venir meno la solidarietà adulta e quelle critiche sminuiscono “non solo il prestigio degli insegnanti, ma quello degli adulti in generale”. In questo contesto, quando “l’autorità adulta non è accettata, gli sforzi degli insegnanti e le risorse che la società investe nell’istruzione finiscono per andare sprecati”.
L’autore analizza gli effetti negativi sull’istruzione dell’attuale status ambiguo dell’esercizio dell’autorità adulta. Tra questi segnala: “la crescita di idee e prassi pedagogiche che mettono in dubbio la conoscenza per materie, portando ad una svalutazione dell’apprendimento teorico”; la svalutazione del ruolo degli insegnanti che “invece di fungere da figure di autorità […] dovrebbero diventare dei ‘facilitatori’”; l’aspettativa che “la scuola trovi soluzioni a problemi per cui la società nel suo insieme non ha risposte”. Anche per quanto riguarda il problema della gestione delle classi “la confusione riguardo all’esercizio dell’autorità adulta ha minato le forme di disciplina che dipendono dal prestigio”.
Ritengo sia necessario approfondire l’analisi del ruolo dell’istruzione nel nuovo ordine della “società dei consumatori” e sviluppare un confronto con i valori della “società dei produttori” al fine di costruire percorsi formativi che consentano ai nostri giovani di essere protagonisti attivi, e non consumatori passivi, della loro epoca.
Gianluigi Dotti
[1] Quella funzione che Hannah Arendt definisce come il “compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti”.
[2 Frank Furedi, Fatica sprecata. Perchè la scuola oggi non funziona. Vita e pensiero, Milano, 2012.
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