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28 giugno 2024

GLI ESPERTI RISPONDONO

IL LATO OSCURO E FASULLO DEL MERITO

Si parla spesso di merito, nelle scuole ma soprattutto nelle Università, poli di cultura e apprendimento, il cui scopo, oltre all’ottenimento di un bagaglio culturale personale, è quello di selezionare i ‘professionisti’ del futuro prossimo. E quando la strada da percorrere appare impegnativa, si ricorre a metodi più facili, a scorciatoie che permettono di ottenere titoli senza passare per gli esami, creando così, un vero e proprio sistema di ‘fabbriche di titoli’. Un malcostume accademico di lunga data, ne troviamo traccia, infatti, fin dai tempi del Medioevo.

Nel 1217, per esempio, l’Università di Bologna decretò che chiunque fosse stato sorpreso a cospirare per trasferire gli studi in una città diversa da Bologna, sarebbe stato condannato all’esilio perpetuo, con la confisca dei propri beni.

Nel 1491 l’università di Padova accusò le università di Ferrara, di Parma e di Piacenza, di aver concluso un patto contro di essa e di vendere i gradi di maestro a basso prezzo.

Pratiche di malcostume che con il tempo sono diventate vere e proprie truffe, con giri d’affari esorbitanti, che hanno permesso a presunti ‘professionisti’ di esercitare, disponendo di titoli di studio fasulli, acquistati attraverso un ‘click’ o presi all’estero.

Questo è stato il tema dell’evento presentato lo scorso 25 giugno dalla Gilda degli Insegnanti, alla presenza della stampa, della Vicepresidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, Giorgia Latini, in collegamento Elisabetta Piccolotti, della stessa Commissione e Luca Lantero, Direttore del CIMEA, il Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche.

L’obiettivo dell’evento, in vista del G7 dei Ministri dell’Istruzione che si terrà a Trieste, oltre a voler far luce sul fraudolento sistema che si nasconde dietro al raggiungimento dei titoli professionali, è quello di richiamare l’attenzione dei vertici mondiali sulla necessità di adottare misure comuni per il contrasto alla contraffazione dei titoli di studio e delle qualifiche.

La ricerca della Gilda è partita da alcuni fatti di cronaca, uno dei più recenti ed eclatanti è il caso dell’università fantasma di Gorazde, in Bosnia, per questo soprannominato ‘il caso Bosniagate’, dove lo pseudo istituto Jean Monnet rilasciava falsi diplomi di laurea in Medicina, Infermieristica, Fisioterapia, per poi essere utilizzati in vari Paesi tra cui l’Italia, la Svizzera, la Croazia, la Serbia e la Libia. Impegno e sacrificio da parte di un migliaio di studenti, e un dispendioso corso di studi con rette fino a 20mila euro l’anno per la laurea in Medicina, 12mila per Fisioterapia, 8mila per Podologia, 6mila per Infermieristica, che poi si sono ritrovati tra le mani un titolo di studio privo di validità.

Per l’ottenimento del titolo di avvocato, per esempio, i furbetti del titolo ricorrono ad una scappatoia, che gli consente di eludere il superamento dell’esame obbligatorio previsto dal nostro ordinamento, volare in Spagna e diventare abogado. In Spagna, infatti, l’esame di Stato non esiste, ed è sufficiente la laurea in giurisprudenza, la frequenza di un master di otto esami e il superamento di un test finale a crocette. Una volta ottenuto il titolo di abogado, si torna in Italia e ci si iscrive all’Albo dei c.d. avvocati stabiliti. Trascorsi i tre anni dall’iscrizione, gli abogadi sono iscritti negli albi degli avvocati nazionali. Un raggiro che offre ingenti somme di denaro alle Università e alle agenzie che organizzano il tutto e che arrivano a pretendere anche 25mila euro.

La ricerca e lo studio della Gilda si è concentrato poi sulla normativa europea, che ha permesso la libera mobilità e circolazione dei titoli professionali e che si è sviluppata a partire dalla Convenzione di Lisbona dell’11 aprile 1997, ratificata con Legge 11 luglio 2022 n.148.

Mentre il riconoscimento delle qualifiche personali è regolamentato dalla direttiva 2005/36/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, che comporta, ai sensi dell’art. 3, la libera circolazione dei professionisti dei Paesi dell’Unione europea all’interno dello Spazio europeo.

In Italia è il Cimea, il Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche, a riconoscere e a valutare i titoli di studio e, secondo la nostra indagine, su 65mila richieste l’anno che l’ente esamina, il 12% delle qualifiche risulta dubbio.

La ricerca della Gilda in questo contesto intende promuovere un dibattito e accendere un faro che costituisca uno stimolo a conoscere, denunciare e contrastare questi fenomeni. In vista del G7, intendiamo lanciare una proposta che abbia un impatto contro la lotta alla corruzione a all’abuso accademico. Non essendoci sanzioni penali sufficienti ad arginare il fenomeno, bisogna ricorrere ad un sistema di sanzioni amministrative che, nei casi più gravi, escludano per sempre dalla pubblica amministrazione chi vi entra con titoli falsi, abusando della fiducia dell’intero sistema educativo.

Di fronte al moltiplicarsi dei casi di titoli falsi o privi di valore, è evidente che lo spauracchio del procedimento penale non funziona, quindi è necessario che i governi, e se possibile l’Unione Europea, assumano provvedimenti amministrativi sanzionatori, ribaltando sugli interessati l’onere dell’eventuale ricorso. La qualità della cultura, dell’istruzione ed ora anche della salute dei cittadini, è messa seriamente in pericolo. Occorre quindi agire con rapidità e determinazione”.

È il commento del Coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti Rino Di Meglio, in un appello mondiale volto al superamento della mercificazione dei titoli professionali.

 

Veronica De Michelis

 

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