Lo scorso mese di agosto, il ddl sulla sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie è divenuto legge; il testo licenziato però presenta un’importante lacuna, motivo di delusione per NurSind.
“Avremmo voluto salutare l’approvazione definitiva del provvedimento con una promozione a pieni voti. Avrebbe significato accettare di buon grado il ritardo nella conclusione dell’iter, a fronte di una legge arricchita e più efficace. Ma purtroppo non è così. Non possiamo fare altro che confermare i passi indietro”, è il commento di Andrea Bottega, segretario nazionale NurSind, a fronte della cancellazione dell’articolo 7 del ddl, che prevedeva l’obbligo per le aziende sanitarie, per le pubbliche amministrazioni e per le strutture e servizi sanitari, socio-sanitari e sociali pubblici, privati o del privato sociale, di costituirsi parte civile nei processi di aggressione nei confronti dei propri esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni.
“Non vogliamo essere disfattisti – osserva il sindacato – ma la legge su questo rimane incompleta. Prevedere l’obbligo della procedura d’ufficio da parte delle aziende sanitarie nei processi che coinvolgono operatori sanitari vittime d’aggressione, conclusione cui era giunto giustamente il lavoro delle Commissioni, avrebbe rappresentato un passo avanti importante. L’amara conclusione è che gli infermieri devono difendersi da soli – attacca Bottega – Lo Stato non difende i suoi dipendenti”.
Tra le novità introdotte dalla legge: la presenza dei sindacati tra i membri dell’Osservatorio sulla sicurezza, pene aggravate con la reclusione da 4 a 10 anni per lesioni gravi e reclusione da 8 a 16 anni per lesioni gravissime, la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 500 a 5.000 euro per chiunque tenga condotte violente, ingiuriose, offensive nei confronti del personale sanitario e di incaricati di pubblico servizio presso strutture sanitarie e socio sanitarie pubbliche o private.
Marialuisa Asta
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