Sì alla vaccinazione anti Covid come raccomandazione per tutelare la propria e l’altrui salute, no all’immunizzazione imposta in maniera surrettizia con l’introduzione del Green Pass obbligatorio a partire dal 1 settembre. Questa la posizione della Gilda degli Insegnanti in merito alla questione tanto divisiva della certificazione verde imposta per legge dal governo che ha previsto il divieto di accesso ai locali scolastici al personale sprovvisto di documentazione valida. In caso di non ottemperanza all’obbligo di Green Pass, l’assenza dal luogo di lavoro viene considerata ingiustificata e dopo cinque giorni il rapporto di lavoro verrà sospeso con decurtazione dello stipendio.
“Riteniamo illogico fissare l’obbligo vaccinale per il personale scolastico ma non per la ben più folta platea studentesca – afferma il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – considerato che, al contrario dell’ambito sanitario, sono gli studenti a costituire un potenziale veicolo di contagio per gli insegnanti e non viceversa”.
Secondo Di Meglio, l’introduzione di questo obbligo dimostra palesemente il fallimento dei protocolli di sicurezza finora adottati per contrastare la diffusione del contagio nelle scuole e fin dall’inizio giudicati fallaci dalla Gilda che perciò non li ha sottoscritti.
“Tutti i virologi concordano nell’asserire che la misura di prevenzione più importante sia il distanziamento sociale, purtroppo inapplicabile, però, nella maggior parte degli istituti scolastici italiani – sottolinea Di Meglio – a causa della mancata volontà politica di ridurre il numero massimo di alunni per classe. Senza adeguati spazi dove poter attuare il distanziamento previsto dalle norme di sicurezza, e in assenza di idonei sistemi di aerazione in grado di sanificare le aule, anche la gestione del prossimo anno scolastico si preannuncia molto difficile. Con buona pace dell’obbligo (vaccinale) di Green Pass”.
Ester Trevisan
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