Dopo gli anni della spending review e della svendita delle cartolarizzazioni serve un piano straordinario di acquisizione e ammodernamento degli edifici adibiti a Uffici pubblici.
L’emergenza climatica del periodo estivo, manifestatasi con il gran caldo e con i nuovi e improvvisi nubifragi che hanno flagellato le regioni del centro nord, non è un fenomeno transitorio o una novità.
Purtroppo, con questi fenomeni dall’intensità crescente, bisognerà continuare a fare i conti anche nell’immediato futuro, connessi come sono agli sconvolgimenti ambientali globali.
Tali situazioni, come si è visto, rendono difficile, se non impossibile, lo svolgimento di molte attività lavorative svolte all’esterno e in condizioni particolarmente disagiate.
Pensiamo al lavoro nei cantieri, nei campi, nei settori della logistica e dei trasporti dove sono arrivate notizie di malori e purtroppo anche di decessi legati alle temperature torride.
Ma l’emergenza climatica ha portato a situazioni di fortissimo disagio anche nella Pubblica amministrazione: un vero e proprio blackout di numerosi uffici pubblici che scontano decenni di abbandono e di incuria.
Solo nella Capitale, ad esempio, il Tribunale e la Procura di Roma, due tra le strutture più importanti d’Europa, stretti nella morsa del caldo, hanno dovuto sospendere numerose udienze per la mancata disponibilità delle aule di udienza e numerosi casi di malore tra il personale.
La problematica ha riguardato in modo significativo anche gli Uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate a Trastevere, sulla Tuscolana, sull’Aurelia e sulla Prenestina, la sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy in zona Eur, l’Istituto per il Commercio con l’Estero e, ironia della sorte, lo stesso Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, dove come FLP abbiamo chiesto e ottenuto che fosse concessa l’autorizzazione al lavoro agile generalizzato proprio per fare fronte alla situazione di forte disagio del personale dovuta a temperature interne che hanno raggiunto i 35 gradi.
A Milano, invece, per effetto delle piogge torrenziali, al Palazzo di Giustizia migliaia di fascicoli dell’Ufficio del GIP sono stati danneggiati dagli allagamenti che hanno interessato molti Uffici giudicanti. Per non parlare della rilevazione di gas radon negli Uffici reperti di reato della Procura milanese, denunciata dalla FLP Giustizia territoriale già nel mese di giugno scorso.
E questi sono solo alcuni esempi di una situazione purtroppo generalizzata in tutto il Paese.
Dopo gli sciagurati anni dei tagli lineari, della spending review e della cartolarizzazione degli immobili, il patrimonio edilizio degli Uffici pubblici è in gran parte in mano ai privati che, da un lato periodicamente ne alzano i canoni di locazione, e dall’altro non assicurano la corretta manutenzione.
La modernizzazione e l’efficienza delle Amministrazioni non dipendono solo dalla necessaria azione di digitalizzazione degli Uffici e dei processi lavorativi, ma passano anche attraverso sedi di lavoro adeguate, a norma, dotate di adeguate infrastrutture logistiche ed energetiche.
È necessaria quindi un’operazione strutturale che ammoderni e metta in regola gli edifici storici o, laddove necessario, ne individui di nuovi in cui, a differenza di quelli costruiti negli anni Settanta, siano coniugate vivibilità ed efficienza energetica e che siano facilmente raggiungibili per cittadini e personale.
Al Governo chiediamo che nell’ambito della riscrittura degli obiettivi del PNRR inserisca l’acquisizione e la riqualificazione degli immobili destinati agli Uffici pubblici.
Un’operazione certamente in linea con il PNRR perché coniugherebbe i nuovi investimenti al contributo in termini ambientali ed energetici connessi ad edifici a norma e ecologicamente aggiornati, già dotati di tutte quelle infrastrutture anche digitali e tecnologiche necessarie per un’amministrazione moderna ed efficiente.
Roberto Cefalo
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