Il burnout era già un problema comune tra gli operatori sanitari, in particolare medici e infermieri che lavorano nei servizi di emergenza sanitaria. La pandemia di coronavirus 2019 (COVID-19) ha generato un aumento sostanziale del carico di lavoro di coloro che lavorano nei servizi di prima, lasciando un segno profondo con un forte disagio fisico e mentale nel 73% degli infermieri, soprattutto quelli con meno di 5 anni di esperienza, le maggiori vittime di burnout.
A rivelarlo, uno studio condotto sui sanitari dei servizi di emergenza e della medicina di urgenza effettuato in 89 paesi e pubblicato sulla rivista European Journal of Emergency Medicine.
A gennaio e febbraio 2022 è stato condotto un sondaggio divulgato agli operatori sanitari tramite l’elenco dei contatti della Società europea per la medicina d’urgenza. L’analisi si basava su due dei tre elementi del concetto di burnout di Maslach, “spersonalizzazione”, “esaurimento emotivo” e “realizzazione personale”. Il burnout complessivo è stato definito quando almeno uno dei due elementi “spersonalizzazione” o “esaurimento emotivo” ha raggiunto il livello di burnout elevato.
Su 1925 intervistati, l’84% dei quali erano medici, il 12% infermieri e il 2% paramedici, il burnout era presente nel 62% di tutti i rispondenti. È stato riportato un alto livello di burnout per depersonalizzazione, esaurimento emotivo e realizzazione personale rispettivamente nel 47%, 46% e 48% dei rispondenti. Le donne hanno riportato una percentuale più alta di burnout rispetto agli uomini, 64% contro 59%, e gli infermieri superiore ai medici, 73% contro 60%. Professionisti meno esperti hanno riportato livelli di burnout più elevati: per quelli con meno di 5 anni di esperienza, il livello di burnout era del 74% rispetto al gruppo con più di 10 anni, 60%. Le frequenti situazioni di carenza di personale segnalate erano associate a un rischio più elevato di burnout: 70% contro 37%.
Il burnout era associato a un rischio più elevato di desiderio di cambiare posto di lavoro: 87% contro 40%. I partecipanti al sondaggio hanno riferito di aver accesso a programmi di supporto nel 41% dei casi.
In questo studio, è stato riportato un alto livello di burnout tra gli operatori sanitari di emergenza. Sono stati identificati diversi fattori di rischio come essere a corto di personale, donne o avere meno esperienza. Gli operatori sanitari con burnout hanno pensato più frequentemente di lasciare il posto di lavoro, rappresentando una minaccia per i sistemi sanitari e non solo, anche per i pazienti che sono stati presi in carico da curanti oberati di lavoro e stressati. Cinismo e insensibilità verso i malati e i loro parenti, o la mancanza di efficienza, sono state le conseguenze dell’esaurimento dei sanitari in prima linea nell’emergenza Covid-19 e terreno per gli errori medici associati a una maggiore mortalità dei pazienti.
Maria Luisa Asta
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