Nei mesi scorsi, subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e dei primi riflessi sulla bolletta energetica, la FLP scrisse al Presidente del Consiglio Draghi e ai Ministri competenti sollecitando il rilancio e l’implementazione del lavoro agile e da remoto (messo in soffitta colpevolmente da Brunetta nel silenzio di tutta la compagine governativa) come strumento per permettere in modo significativo la diminuzione dei consumi, sia quelli legati al funzionamento e al condizionamento degli Uffici, che quelli connessi ai costi sostenuti dalle famiglie per gli spostamenti casa – lavoro.
Non solo risparmi, ma anche meno inquinamento, dovuto alla riduzione delle emissioni causate dalla diminuzione degli spostamenti per raggiungere i posti di lavoro – casa.
Secondo uno studio dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, infatti, un’implementazione del lavoro agile, che ora è ritornato purtroppo nel nostro Paese a livelli sotto la media europea, permetterebbe di abbattere fino a 2,5 milioni di tonnellate di CO2, oltre che ridurre di circa il 30% i costi energetici complessivi.
Una quota di detti risparmi – è evidente – per noi dovrà essere corrisposta come benefit al personale impegnato nel lavoro agile e da remoto per coprire i maggiori costi derivanti dal maggiore utilizzo dell’energia a livello domestico e dei costi delle connessioni e delle forniture. Ma in ogni caso il saldo sarebbe largamente positivo sia in termini di risparmi complessivi che di benefici ambientali.
Richiesta, quella della FLP, che nonostante avesse incontrato numerosi sostegni in ambito parlamentare, sia da parte dei gruppi dell’allora maggioranza che dell’opposizione, non si tradusse poi in provvedimenti, a causa dell’inaccettabile avversione dell’esecutivo Draghi sul lavoro agile e da remoto.
Per noi il lavoro agile è chiaramente di più di un pur importante strumento di conciliazione vita – lavoro, o di efficientamento energetico. E’ un cambio di paradigma, che investe l’organizzazione del lavoro e dei processi, i modelli organizzativi, le sfere di autonomia e di responsabilità, il lavoro per obiettivi, lo sviluppo professionale. Ma non per questo non ne apprezziamo fino in fondo la sua valenza anche nella direzione da noi auspicata in questi mesi.
In questi giorni la nostra proposta, allora formulata in solitudine, ha trovato nuovi sostegni e appoggi, in particolare tra le associazioni datoriali dei settori della telecomunicazione e dei servizi e in alcune forze politiche che ne stanno parlando in campagna elettorale, anche in considerazione dell’approssimarsi del periodo autunnale e della nuova impennata del gasolio per autotrazione.
Si tratta quindi di cambiare passo sulla questione, e quello che chiediamo a tutte le forze politiche è di pronunciarsi con nettezza sulla questione, assumendo impegni precisi in tale direzione.
Roberto Cefalo
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