Il 22 novembre scorso, Anna Maria Bianchi, Presidente dell’Associazione Carteinregola, su Il Fatto Quotidiano scrive che “l’autonomia differenziata sarà irreversibile”. E invita i partiti ad avere “coraggio e ammettere l’errore”.
“Su impulso del ministro Calderoli l’autonomia regionale differenziata sta avanzando a grandi passi, mentre all’opposizione il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle non prendono una posizione netta, anche perché entrambi i partiti l’hanno portata avanti, […], nei governi precedenti”.
“Tutto è cominciato – ricorda la giornalista – dalla riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 ad opera di governi del centrosinistra. E Gentiloni, quattro giorni prima delle elezioni politiche del 2018, sottoscriveva le pre-intese con Lombardia, Veneto, Emilia Romagna”.
Per il costituzionalista Massimo Villone, animatore del progetto di legge costituzionale di iniziativa popolare per modificare gli articoli 116 e 117 della Costituzione, “l’Italia è di fronte ad un passaggio cruciale e deve usare le risorse europee e nazionali sia per intervenire sulle aree di disagio sociale che per ridare slancio ad un’economia indirizzata alla tutela del territorio e dell’ambiente, alla ricerca e alla crescita scolastica”. E se passasse la riforma Calderoli sarebbe una sciagura.
Nel disegno di legge Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione – all’articolo 3, comma 2 lettera b) – si legge che “fino alla determinazione dei livelli essenziali nelle materie di cui al comma 1, per la determinazione delle risorse corrispondenti alle funzioni oggetto di trasferimento si applica il criterio della spesa storica sostenuta dalle amministrazioni statali nella Regione per l’erogazione dei servizi pubblici corrispondenti alle funzioni trasferite”. In pratica col criterio della spesa storica chi finora ha avuto di più continuerebbe ad avere di più!
Per mantenere l’unità del Paese su temi come l’Istruzione e la Sanità, i sindacati della scuola – Gilda Insegnanti inclusa -, dopo una conferenza stampa unitaria[1] per dire no alla riforma Calderoli, hanno avviato il sostegno alla campagna in difesa del carattere unitario e nazionale del sistema pubblico di istruzione partecipando alla raccolta firme anche online per chiedere la modifica degli articoli 116 (comma 3) e 117 (commi 1, 2, 3) della Costituzione[2].
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, ha definito “spaventoso” il fatto che – negli ultimi vent’anni – “la politica, nella sua ignoranza, abbia costruito un sistema che ha espropriato il Parlamento del diritto di discutere di temi cruciali come quello della regionalizzazione dell’istruzione, della sanità e dei trasporti”. Aggiungendo che, “con questa proposta di legge costituzionale, si cerca di porre rimedio sperando di costringere il parlamento – e tutti gli schieramenti politici che lo compongono – a discuterne”.
Già nel 2011 Antonio Carvello, docente di Diritto dell’Organizzazione Pubblica all’Università degli Studi di Catanzaro “Magna Grecia”, in una monografia pubblicata dal periodico Abolire la miseria della Calabria[3], notava come ad “aprire la breccia in questa direzione” era stato Umberto Bossi “abile, spregiudicato, tanto incolto da raccogliere senza filtro gli umori dispersi della sua gente” che aveva fatto “dell’antimeridionalismo una bandiera politica”.
Carvello ci metteva in guardia già allora scrivendo che “i partiti dell’Italia contemporanea non possono ignorare che senza l’unità nazionale, senza il potenziale economico e umano di tutte le regioni messe assieme (nessuna esclusa!) l’integrazione del Paese all’Europa resterebbe monca”.
Giuseppe Candido
[1] https://www.youtube.com/watch?v=QT91zAGzXEM per ascoltare l’intervento di Di Meglio
[2] https://raccoltafirme.cloud/app/user.html?codice=CDC per firmare la PDL
[3] LA “QUESTIONE MERIDIONALE”: DALLE ORIGINI AL DIBATTITO CONTEMPORANEO, Antonio Carvello, Abolire la miseria della Calabria, 21/05/2011 http://www.almcalabria.org/?p=3283
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