
Finalmente senza vincoli temporali le adesioni al c.d. “Fondo credito INPS”, come FLP chiedeva da anni, in particolare dopo il via libera all’anticipo INPS del TFS.
Come noto, la “Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali” dell’INPS, più semplicemente conosciuta come “Fondo Credito” è il soggetto erogatore di numerose prestazioni creditizie (mutui/prestiti) e sociali (welfare/sostegni vari/bandi di concorso) ai dipendenti pubblici a tempo indeterminato e ai pensionati già dipendenti pubblici. Detto Fondo è finanziato con un contributo obbligatorio applicato: per i dipendenti, sul loro cedolino stipendiale (0,35% sulla retribuzione contributiva e pensionabile); per i pensionati che vi aderiscano, sulla loro pensione (0,15% dell’importo lordo) se però di misura pari o superiore al trattamento minimo.
Mentre però per i dipendenti pubblici l’iscrizione al Fondo è obbligatoria, per i pensionati è possibile solo sulla base di una adesione individuale, che sino ad ora poteva essere espressa solo al momento del collocamento in pensione, dopo non era più possibile aderire al Fondo.
Da qui, la nostra ripetuta richiesta di liberalizzare per i pensionati i termini di iscrizione al “Fondo” fatta anche nell’incontro del 28.05.24 con il Comitato Indirizzo e Vigilanza dell’INPS.
Una richiesta che finalmente ha trovato realizzazione all’interno della legge 13.12.2024, n. 203 recante disposizioni sul lavoro, che, all’art. 27 comma 1, ha disposto “l’apertura strutturale dei termini di adesione” da parte dei pensionati ex dipendenti pubblici. A seguire il 3 marzo scorso l’emanazione da parte INPS della circolare recante indicazioni applicative della norma (circ. INPS n. 49), che proviamo a sintetizzare.
I destinatari sono: pensionati ex dip. pubbl. con pensioni erogate dalla Gestione Dip. Pubb. INPS; i pensionati di Enti Pubbl. con pensioni erogate da altri Enti o Casse; i Sottufficiali e Ufficiali in ausiliaria prossimi al pensionamento; i dipendenti pubblici in attività non iscritti alla Gestione Dip. Pubbl. INPS.
L’adesione al Fondo non ha più vincoli temporali, dunque è sempre possibile, ma una volta avvenuta, è irrevocabile. Riguarda i titolari di pensioni di vecchiaia, anzianità, anticipata e di inabilità, a condizione che, al momento del pensionamento, l’ultimo datore di lavoro rientrasse nelle Pubbliche Amministrazioni indicate nel Dlgs. n. 165/2001. Operativamente, l’adesione si effettua accedendo al portale INPS tramite SPID, CIE o CNS, utilizzando il servizio “Adesione alla gestione delle prestazioni creditizie e sociali”.
I pensionandi devono presentare la richiesta entro l’ultimo giorno di servizio per ottenere la continuità dell’iscrizione e avere subito i benefici; in caso diverso, si dovrà attendere 12 mesi.
Immaginiamo che queste nuove regole saranno accolte con soddisfazione da parte di quanti vogliano accedere alla possibilità di ottenere l’anticipo INPS sul TFS, a condizioni più favorevoli di quelle offerte dagli istituti aderenti all’accordo Governo-ABI.
Ma c’è comunque un problema a tal riguardo: la possibilità di ottenere l’anticipo sul TFS maturato ha registrato un primo blocco ad aprile 2024 per esaurimento delle risorse disponibili, ma permane purtroppo a tutt’oggi perché c’è una questione aperta con IL MEF, che incredibilmente ha connotato l’anticipo TFS come “spesa sociale” imponendone pertanto la non erogazione, mentre è in tutta evidenza un prestito erogato dal “Fondo Credito” e che rientra dunque a pieno titolo nelle attività proprie del Fondo.
Ne ha parlato apertamente il Presidente del CIV INPS Roberto Ghiselli nel corso del convegno che CGS e altre sei Confederazioni hanno organizzato il 17 febbraio u.s., aggiungendo che sono in corso interlocuzioni da parte dell’Istituto con il MEF, che si spera possano portare al superamento del blocco esistente e alla riattivazione della possibilità di anticipo INPS.
Ribadiamo comunque che, se e quando questo dovesse avvenire, gli interessati all’anticipo INPS sul TFS dovranno essere formalmente iscritti al Fondo Credito per potervi accedere.
Seguiremo da vicino questa vicenda e ne daremo tempestivamente conto.
Sappiamo bene che la possibilità di accesso all’anticipo INPS rappresenta solo una opzione in più, ma non risolve di certo il problema di fondo: le pesanti e inaccettabili disuguaglianze tra pubblico e privato in materia di trattamento di fine rapporto, sia in corso di vita lavorativa, che ancor di più al momento del collocamento in pensione che, per gli ex lavoratori pubblici, prevede l’erogazione del TFS in tempi enormemente differiti (fino a sette anni) e anche a rate (fino a tre).
Da qui l’iniziativa unitaria, rivolta a tutti i lavoratori e pensionati pubblici e più in generale a tutti i cittadini, promossa da CGS e altre sei confederazioni sindacali (CSE, CGIL, UIL, COSMED, CIDA e CODIRP), articolata lungo tre direttrici (petizione da sottoscrivere su www.change.org; iniziative di sensibilizzazione sul tema, ultima delle quali il convegno interconfederale del 17 febbraio scorso e presentazione di 7 ricorsi pilota in 7 sedi diverse), che siamo convinti darà un contributo decisivo nel percorso che dovrà portare alla soluzione del problema.
Giancarlo Pittelli
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