Il decreto legge 18 ottobre 2023, n. 145 recante “Misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”, prevede all’art. 3 con oggetto “Anticipo rinnovo contratti pubblici” che, nelle more della definizione del quadro finanziario complessivo relativo ai rinnovi contrattuali per il triennio 2022-2024, per il personale con contratto di lavoro a tempo indeterminato delle Amministrazioni statali, in via eccezionale, con una spesa valutata pari a 2 miliardi di euro per l’anno 2023, nella busta paga del mese di dicembre 2023, oltre all’indennità di vacanza contrattuale (IVC) mensile che già si percepisce, sarà inserita una nuova voce riguardante il pagamento anticipato, in unica soluzione, dell’importo pari a 6,7 volte il relativo valore annuale dell’indennità di vacanza contrattuale attualmente erogato, a valere sull’anno 2024 e fatti salvi eventuali successivi conguagli.
Inoltre, la norma prevede che tale anticipo rileva ai fini dell’attribuzione del beneficio previsto per legge e afferente all’esonero sulla quota di contributi previdenziali.
Nota dolente della norma è la indiretta conferma della volontà politica di non volere stanziare adeguate risorse economiche per il rinnovo dei contratti pubblici scaduti, come invece sollecitato dalla FLP, e la beffa che riceveranno i dipendenti pubblici rientranti nello scaglione di reddito sino a 28.000 euro, perché percependo l’incremento della indennità di vacanza contrattuale di tutto l’anno 2024 nel mese di dicembre 2023, tali somme saranno tassate al 25% e non con la nuova aliquota Irpef del 23% che, salvo ripensamenti dell’ultima ora, dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio 2024.
Per questo abbiamo chiesto al Governo un intervento specifico di modifica a quanto stabilito nel suddetto decreto, per eliminare gli effetti negativi che sicuramente ci saranno per la gran parte dei lavoratori pubblici.
Roberto Sperandini
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