Di docenti esperti, perché competenti nelle loro discipline e bravi nell’insegnarle, la scuola italiana ne conta davvero tanti. Nessuno avvertiva l’esigenza che la politica la trasformasse per legge in una qualifica di dubbia interpretazione (sic!). Inevitabile, dunque, che contro l’articolo 38 del Decreto Aiuti Bis ci fosse una levata di scudi da parte di insegnanti e sindacati. Sin da subito la Gilda degli Insegnanti ha bollato la norma come assurda e ingannevole, destinata soltanto a scatenare una inutile guerra tra poveri attraverso l’istituzione di una iniqua differenziazione stipendiale. Il provvedimento è stato avversato anche da quasi tutti gli schieramenti politici, tanto da indurre tutti a interrogarsi sulla sua paternità.
Ad assestare il primo colpo è stato il parere negativo della Commissione Istruzione del Senato che, accogliendo in gran parte le osservazioni espresse dalle organizzazioni sindacali, ha evidenziato come la norma non prevedesse nuove funzioni, introducendo disparità di trattamento a parità di condizioni di lavoro, e riservasse il riconoscimento a una quota eccessivamente ristretta del personale con una procedura definita senza il dovuto confronto con le parti sociali.
La stroncatura definitiva è poi arrivata con un emendamento, approvato dalle Commissioni Bilancio e Finanze di Palazzo Madama, che ha eliminato la dizione di docente esperto introducendo, però, quella di “docente stabilmente incentivato” che prevede l’erogazione di un assegno, da sommare allo stipendio, a un numero ristretto di insegnanti di ruolo che supereranno il percorso formativo triennale. Il testo della norma stabilisce che l’incentivo rientra nell’ambito di un sistema di progressione di carriera che a regime sarà precisato in sede di contrattazione collettiva.
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, ha giudicato positivamente il voto delle Commissioni in Senato, “anche se – ha commentato – avremmo preferito uno stralcio della norma. Poiché gli effetti di questa misura si vedranno tra nove anni, ci auguriamo che nel frattempo le risorse stanziate per l’incentivo economico rimasto nel testo della norma vengano utilizzate in modo più proficuo”.
Ester Trevisan
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