Parla il farmacologo Drago: “Favorevole all’obbligo vaccinale per coloro che possono essere immunizzati”. E il Green pass? “Sbagliato rilasciarlo a chi fa un tampone rapido 48 ore prima”
di Marta Tartarini
L’uso del Green pass con una possibile estensione del suo utilizzo, l’obbligo vaccinale, la terza dose, lo spettro di nuove varianti. Che autunno ci aspetta e come deve muoversi il Governo in vista della imminente ripresa delle attività economiche e della scuola? Nursind Sanità ha fatto il punto con Filippo Drago, professore di Farmacologia presso l’Università degli studi di Catania e componente dell’Unità di crisi Covid della Società italiana di farmacologia, che si esprime a favore dell’obbligo vaccinale per tutti. “Io sono per rendere il vaccino obbligatorio, non capisco perché se abbiamo già diversi vaccini obbligatori ci facciamo problemi a rendere obbligatorio quello contro il Covid”, dice. Sulla somministrazione della terza dose Drago indica come prioritarie le fasce più deboli e gli anziani e lancia l’allarme sul clima di “tensione sociale” che si sta creando con le manifestazioni dei no vax di questi giorni.
Professore, che autunno dobbiamo aspettarci?
Non sono ottimista: al di là del numero di vaccinati, che sono al di sotto del previsto, il vero problema che intravedo è la tensione sociale che cresce in Italia e che non si registra in altri Paesi. I no vax stanno manifestando in modo violento e intollerabile e temo che la tensione aumenterà se il Governo dovesse decidere di adottare misure più restrittive, cosa che credo sia necessaria.
Pensa all’obbligo vaccinale?
Sono assolutamente favorevole, non capisco perché abbiamo dieci vaccini obbligatori per la fascia di età che arriva all’adolescenza e non possiamo imporre il vaccino Covid che credo andrebbe reso obbligatorio per tutti coloro che possono essere vaccinati. Inoltre, è importante mandare un messaggio chiaro rispetto alla prevenzione.
Cioè?
Vanno messe al bando tutte le ipotetiche terapie che i no vax stanno pubblicizzando per prevenire l’infezione, come quella a base di ivermectina. Ci sono casi di morti per una eccessiva assunzione di questa sostanza, che viene usata per i cavalli. La prevenzione si può fare, come per ogni virus, con la vitamina C e D e con lo stile di vita, ma tutto questo non può in nessun caso e in nessun modo ritenersi alternativo al vaccino che è l’unico strumento accertato della comunità scientifica.
Rispetto alla campagna di immunizzazione, ora si ragiona sulla programmazione della terza dose. Quando e chi la dovrà fare?
Intanto non la chiamerei terza dose ma, come per tutti gli altri vaccini, richiamo. Credo che andrebbe somministrata, come avviene negli Stati Uniti e in altri Paesi ai soggetti fragili, agli anziani e a chi ha avuto una risposta anticorpale insufficiente. I tempi del richiamo dovrebbero essere previsti attorno ad un anno di distanza dalla seconda dose, ma su questo è importante che il Governo e gli esperti facciano chiarezza ed esprimano una indicazione univoca, con dati alla mano. Poi, se servirà, il richiamo lo faremo, ma per ora credo che la priorità vada data a queste categorie, oltre che alle persone che hanno avuto il Covid in forma attenuata e che quindi hanno ricevuto una sola dose di vaccino.
E il Green pass che durata dovrebbe avere?
È un documento che attesta che la persona non è contagiosa e quindi il suo funzionamento viaggia parallelamente alla condizione clinica del singolo soggetto. Credo debba essere valido per un anno come per la copertura vaccinale, ma ritengo sbagliato rilasciarlo a chi fa il tampone nelle precedenti 48 ore, perché l’unico tampone attendibile è il molecolare e molti non lo fanno, senza considerare i falsi positivi. Poi c’è un’altra situazione che può creare criticità.
Quale?
Penso ai soggetti vaccinati che, per loro sfortuna, risultano positivi. In questo caso sappiamo che la malattia si manifesta in forma molto attenuata, ma si tratta comunque di persone che possono essere contagiose, quindi devono restare isolate e possono tornare ad avere il Green pass quando si sono negativizzati.
Nei prossimi mesi dobbiamo temere nuove varianti?
Come noto le varianti sono proprie di ogni virus. Meno il virus circola e meno varianti si svilupperanno. E le infezioni si riducono con il vaccino. Dunque, più vaccinati avremo meno varianti si creeranno. Io credo che potremo avere nuove varianti fino a che non avremo raggiunto la immunità di gregge che si raggiunge attorno all’80-85% degli immunizzati nella popolazione.
Resta esclusa dalla campagna la fascia 6-12 anni. Quando arriveranno le dosi per loro?
Nell’ultima fase della pandemia abbiamo verificato una maggiore incidenza del virus sui più piccoli, che non sono stati ancora vaccinati. Sono in corso degli studi che si completeranno a breve e consentiranno di dimostrare l’efficacia del vaccino Pfizer per i bambini dai 6 ai 12 anni. Allora sicuramente andranno vaccinati, come lo sono stati per tante altre malattie. Credo che questo potrà avvenire in inverno.