Statali, svolta sul contratto:
pronti 900 milioni
ROMA. La cifra adesso c’è. O quasi. Qualche ritocco è ancora possibile, ma i fondi che il governo metterà a disposizione del rinnovo del contratto degli statali, bloccato da sette anni, saranno leggermente inferiori al miliardo di euro. Novecento milioni per l’esattezza.
Nella manovra che il governo approverà alla fine della prossima settimana, ai 300 milioni di euro stanziati lo scorso anno ma non utilizzati, saranno aggiunti altri 600 milioni. Difficile che ai sindacati possa bastare, considerato che le richieste oscillavano tra i 2,5 e i 7 miliardi di euro. A questo punto al ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, non resta che convocare le sigle e scoprire se il tavolo di confronto reggerà. Del resto anche il lavoro tecnico è finito da tempo. L’Aran, l’Authority che si occupa della contrattazione nel pubblico impiego, ha già ascoltato tutti i sindacati e avrebbe anche riferito sull’esito dei colloqui al ministro. Ora, dunque, si aprirà il confronto politico che dovrà portare all’emanazione da parte della Madia di una direttiva alla stessa Aran per orientare la contrattazione. I soldi, probabilmente, saranno un ostacolo. Ma non il solo. Altri nodi sono emersi durante i colloqui tecnici con i sindacati. Il primo riguarda il superamento della legge Brunetta. Il nuovo contratto, nelle intenzioni del governo, dovrà puntare molto sul salario di secondo livello, in particolare sui premi. Un po’ come è stato fatto nella riforma dei dirigenti, dove questa voce è stata fatta salire fino al 40% del totale.
Il punto è che nessun sindacato è disposto a mettere una firma in calce ad un rinnovo che destini anche soltanto un euro ai premi, se prima non vengono superati i vincoli introdotti dalla legge Brunetta. Si tratta dell’obbligo di non riconoscere «meritevoli», almeno un quarto dei dipendenti pubblici. A conti fatti un milione e mezzo rimarrebbe senza incentivo. Il ministro Madia sarebbe disponibile a inserire nella manovra una norma per congelare la Brunetta, ma solo a patto che i sindacati propongano un altro criterio di valutazione altrettanto stringente che eviti premi a pioggia. Il secondo problema riguarda il rapporto tra gli aumenti di retribuzione e il bonus da 80 euro riconosciuto a tutti i redditi fino a 26 mila euro. Il rischio è che l’aumento, anche minimo, possa far perdere a molti statali il diritto agli 80 euro. Rischierebbe di essere una beffa. Infine, lo stanziamento di 900 milioni riguarda lo Stato centrale, mentre Comuni e Regioni dovrebbero trovare autonomamente i fondi (altri 900 milioni) per il contratto dei propri dipendenti.
Il cantiere della manovra prosegue intanto anche su altri fronti. Il governo starebbe valutando di rafforzare gli eco bonus per i condomini e quelli per il sisma. Lo sgravio potrebbe arrivare fino all’80% del valore dei lavori e potrebbe essere anche incassato in tempi più brevi, cinque anni invece di dieci.
Nel caso degli interventi anti sisimici, il super bonus scatterebbe solo in caso di miglioramento della categoria di sicurezza dell’immobile. A questi interventi si aggiungono quelli previsti per le imprese, ossia i super ammortamenti del 140% e gli iper ammortamenti del 250% nel caso di investimenti per la digitalizzazione. Si tratta di misure che, secondo il governo, dovrebbero riuscire a spingere verso l’alto il prossimo anno la crescita economica, tanto che sarebbero alla base del nuovo documento inviato all’Ufficio di bilancio a dimostrazione della validità delle stime per il 2017.