Dallo scoppio della pandemia, le tutele per i lavoratori affetti da gravi patologie croniche sono state intensificate a causa del rischio maggiore di complicanze in caso di contagio da Covid-19. Tuttavia, queste tutele stanno per subire una svolta significativa.
La Legge di Bilancio 2023 aveva previsto termini più stringenti per lo smart working di queste categorie di lavoratori, ma un decreto legge di maggio aveva posticipato la scadenza dal 30 giugno al 30 settembre. Questa decisione era seguita poco prima dell’annuncio di “fine pandemia” da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Fino ad oggi, per determinate categorie di lavoratori, era possibile optare per lo smart working anche senza accordi individuali scritti. Ma dal 1° ottobre, tutto cambia. I lavoratori fragili, sia nel settore pubblico sia in quello privato, dovranno stipulare specifici accordi individuali con i loro datori di lavoro per continuare a operare da remoto, garantendo il rispetto dei piani aziendali o dell’amministrazione pubblica.
Tuttavia, ci sono delle eccezioni. Alcuni lavoratori del settore privato con figli under 14 avranno la possibilità di prolungare lo smart working fino al 31 dicembre. Questa proroga si applica solo se nell’unità familiare non c’è un altro genitore beneficiario di sussidi in caso di sospensione o cessazione del lavoro, e se non c’è un genitore non lavoratore.
Un’altra categoria privilegiata comprende i lavoratori più esposti al rischio di contagio, determinato da fattori come l’età, la gravità delle condizioni di salute o l’immunodepressione a causa di terapie specifiche. Per loro, lo smart working continuerà fino a fine anno.
Dal governo Meloni non sono giunte indicazioni riguardo ulteriori proroghe. Nonostante l’opposizione avesse proposto un’estensione dello smart working fino al 31 dicembre 2023 per i lavoratori fragili e per i genitori con figli under 14, la decisione finale ha visto un posticipo di soli tre mesi, con alcune eccezioni che permettono l’estensione fino a dicembre.