A meno di quattro mesi dalla fine delle lezioni, dei 381 milioni di euro stanziati dalla Buona scuola di Renzi ne sono stati spesi 50 milioni per acquistare hardware e software, libri, corsi d’aggiornamento e universitari, ingressi in musei, cinema e spettacoli dal vivo
di SALVO INTRAVAIA
Oltre metà degli insegnanti non ha attivato la Card del docente. Quella che mette a disposizione di maestre e prof di ruolo 500 euro annui per l’aggiornamento. Un flop? Sembrerebbe proprio di sì visto che il tesoretto, 381milioni di euro previsti dalla Buona scuola di Renzi, che fa invidia ad altre categorie, consente di acquistare hardware e software, libri, corsi d’aggiornamento e universitari. E ancora, ingressi in musei, cinema e spettacoli dal vivo. Ma nonostante l’ampia possibilità di utilizzo della carta, sono all’incirca 305mila i docenti che hanno acquisito una identità digitale (Spid) e hanno iniziato ad utilizzare la carta: il 40 per cento dei 762mila che possono fruire del budget.
Sei insegnanti su cento restano in stand-by. E siamo al giro di boa dell’anno scolastico. In altre parole, a quattro mesi scarsi alla conclusione delle attività didattiche oltre metà dei docenti non ha attivato la carta. Che quest’anno sarebbe stato diverso dal 2015/2016, quando i 500 euro vennero erogati direttamente sui conti correnti degli insegnanti si era capito sin da subito. Perché la procedura totalmente digitalizzata di accreditamento e generazione dei buoni-spesa, lanciato il primo dicembre 2016, ha subito mostrato qualche problema. Oppure gli insegnanti ancora poco digitali non si sono trovati a proprio agio e hanno mollato tutto. I primi numeri sull’esperienza “in progress”, precisano dal ministero dell’Istruzione, sono stati forniti lunedì scorso dal Miur, nel corso di una trasmissione radiofonica.
Ammontano, appunto, al 40 per cento della platea complessiva i docenti che si sono registrati e hanno iniziato a utilizzare la carta. Finora, sono stati spesi 50 milioni di euro dei 381 stanziati (il 13 per cento). Il grosso di questi 50 milioni è stato impegnato per l’acquisto di computer e software, mentre il 10 per cento, circa 5 milioni di euro, sono stati utilizzati per comprare libri e testi di vario genere. Ma alla base dello scarso utilizzo dell’incentivo potrebbero esserci, oltre che le difficoltà incontrate dagli insegnanti italiani, sempre più anziani, anche quelle incontrate dagli esercenti nel registrarsi alla piattaforma, come hanno denunciato i librai. A metà febbraio, nelle grandi città, la copertura dei musei risulta abbastanza buona. Quella di cinema e teatri è attorno al 50 per cento. Sono ancora le librerie, soprattutto indipendenti, ancora relativamente poco presenti: una su tre.
http://www.repubblica.it/scuola/2017/02/16/news/scuola_card_docenti_500_euro-158447381/
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