La media è di 65 giorni. E il costo del privato è concorrenziale al ticket
Asl e ospedali sempre più lumaca, con tempi di attesa aumentati in media di sette giorni in tre anni e che arrivano ad essere di quasi tre mesi per una visita oculistica e di 96 giorni per una colonscopia, mentre privatamente si ottiene tutto subito e a prezzi persino concorrenziali rispetto ai super-ticket. Con il rischio di creare così una sanità di serie A a pagamento e una di serie B pubblica, «destinata a impoverirsi sempre più perché se il privato sottrae risorse con un offerta rapida e low cost, Asl e Ospedali incamerano meno sostenendo sempre gli stessi costi per personale e strutture» , fa notare Federico Spandonaro, direttore del Crea dell’Università Tor Vergata di Roma. L’Istituto che per conto della Cgil-Fp ha condotto la nuova indagine su tempi d’attesa e costi delle prestazioni sanitarie. Una rilevazione condotta su oltre 26 milioni di assistiti residenti in Lombardia, Veneto, Lazio e Campania, che rappresentano il 44% della popolazione italiana.
I tempi medi di attesa nel pubblico per una visita oculistica sono oramai di 88 giorni, 55,6 per una ortopedica.
Va ancora peggio per gli accertamenti diagnostici. Se per un’ecocardiografia ci vogliono 70 giorni, per una colonscopia si superano i tre mesi. Poco meno per una gastroscopia, mentre per un ecodoppler venoso alle gambe si chiede di attendere 74 giorni. Tanto per capire, il Piano nazionale per le liste d’attesa fissava i tempi massimi in 72 ore per le prestazioni da eseguire a breve termine, 10 giorni per quelle differibili, 30 giorni per le visite e 60 per gli accertamenti “programmabili”. E la situazione va peggiorando di anno in anno. Tanto per fare un esempio, i tempi di attesa medi per una visita oculistica sono aumentati di ben 26 giorni in soli tre anni e di 20 giorni per un controllo dall’ortopedico.
Tutta un’altra musica quando si è disposti ad aprire il portafoglio. In regime di intramoenia, ossia privato ma dentro Asl e ospedali pubblici, la colonscopia si fa in poco più di 6 giorni anziché 96, un’ecocardiografia in 5 anziché 70 giorni. Più o meno lo stesso avviene nel privato non convenzionato. Leggi nazionali e regionali dicono che l’attività privata dentro le strutture pubbliche non dovrebbe andare a discapito di tempi di attesa per chi non può pagare per accorciare i tempi. Ma evidentemente le cose vanno in altro modo.
Poi ci sono le solite differenze regionali, con il Lazio che registra mediamente tempi di attesa più lunghi. Anche se nella pur efficiente Lombardia per una eco alla tiroide si attende 110 giorni.
Il bello è che in cambio di un’offerta in tempi lampo i prezzi nel privato non è che siano poi così più alti rispetto al pubblico, dove i super-ticket fanno sentire il loro peso. Una radiografia a braccia o gambe sta sui 42 euro, poco più dei 36 che bisogna pagare alla cassa delle Asl in regime di rimborsabilità. Stesso discorso vale per la spirometria ed altri accertamenti minori. Prezzi competitivi che per i curatori del rapporto «rischiano di far soccombere l’Ssn».
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