Tanti problemi da risolvere con idee innovative, attraverso il contributo di tutte le migliori energie del nostro Paese e con la massima fiducia nel nostro Servizio Sanitario Pubblico e in tutti coloro che ogni giorno garantiscono la propria professionalità per farlo funzionare al meglio. Anche per questo, nasce oggi l’Associazione SalutEquità, un “Laboratorio” per il monitoraggio dell’andamento delle politiche sanitarie e sociali, per la loro innovazione partecipata e per il loro cambiamento. IL PRIMO REPORT
03 DIC – Il Covid-19 oltre ad essere una minaccia per la salute della popolazione mondiale, per le economie e per la tenuta sociale delle comunità, si sta dimostrando anche come un fortissimo “moltiplicatore di disuguaglianze”, purtroppo già presenti nel nostro Paese e in particolare nel Servizio Sanitario Nazionale, e che ora si stanno rafforzando.
Alle disuguaglianze di accesso ai servizi tra Regioni e tra territori all’interno di una stessa Regione, tra aree interne e città metropolitane, il Covid ne sta aggiungendo di nuove, intaccando ulteriormente il principio dell’equità di accesso alle cure, rendendo ad esempio nel 2020 una parte di pazienti NON Covid dei veri e propri “pazienti esodati” dal Servizio Sanitario Pubblico, quest’ultimo alle prese con le tante difficoltà che la pandemia ha reso chiare ed evidenti a tutti.
E se il 2021 può rappresentare un anno di svolta per l’uscita dalla pandemia, grazie all’arrivo di vaccini e terapie ad hoc, non può e non deve essere solo questo. Dovrà essere anche l’anno per il pieno “rientro dei pazienti NON Covid nel SSN”, a partire dalle persone più fragili come ad esempio quelle con patologie croniche e rare.
Un rientro concreto, tempestivo e omogeneo in tutti i territori, sostenuto da una strategia condivisa tra Stato e Regioni, da mettere in campo ora, visto anche l’attuale calo del contagio.
Una strategia adeguatamente finanziata, ma soprattutto monitorata e verificata costantemente, sulla quale tutti gli attori, ciascuno per il proprio ruolo, devono serrare i ranghi.
Un rientro che dovrebbe diventare un vero e proprio “adempimento LEA” sul quale misurare e valutare il lavoro delle Regioni, le quali dovranno garantire il più alto livello di accesso alle cure e misurarsi anche con il Nuovo Sistema Nazionale di Garanzia dei LEA.
Dovrà essere un vero e proprio adempimento LEA, oggetto di verifica da parte del Ministero della Salute e con un “peso” più importante, perché la storia da scrivere dovrà essere necessariamente diversa da quella che si è realizzata con il Decreto Rilancio: stanziati circa 500 milioni di euro per il recupero delle liste di attesa, ancora in gran parte inutilizzati.
Criticità anche per i “piani di potenziamento dell’assistenza territoriale” e per le misure volte a rafforzare il personale del SSN.
Riprendere a garantire pienamente l’assistenza ai pazienti NON Covid ne vale della fiducia dei cittadini nel servizio sanitario pubblico.
E’ una sfida difficile, ne siamo tutti consapevoli, ma ineludibile per la ricostruzione del Paese, ecco perché.
Sono circa 4.300 le neoplasie e 4.000 gli adenomi non diagnosticati a causa del crollo anche oltre il 50-60% degli screening oncologici, rispetto al 2019.
Nel periodo marzo-maggio 2020, rispetto allo stesso arco temporale del 2019, si è avuta una forte riduzione del numero di ricette per prestazioni di specialistica erogate, mediamente pari a circa -58%, ovvero circa 34 milioni di ricette in meno rispetto al 2019, con un crollo anche del -70%. Nel periodo gennaio-giugno 2020, rispetto al 2019, la riduzione è stata pari a 13,3 milioni di prestazioni di accertamenti diagnostici e 9,6 milioni di visite specialistiche
Visite saltate in media in Italia nel 31% dei casi, ma in alcune Regioni si raggiunge il -61%, dove nella prima fase della pandemia i contagiati per 100mila abitanti erano al livello più basso in Italia (72 per 100mila abitanti), mentre in Regioni colpite duramente dal virus (con un tasso di infezioni fino a 800 per 100mila abitanti) il calo è stato del 35-39%, quasi in linea con la media nazionale.
Forte riduzione delle attività ospedalierenel periodo gennaio-giugno 2020 rispetto allo stesso periodo 2019: contrazione pari a circa il 40%, cioè circa 309 mila ricoveri, di cui 230.428 ricoveri chirurgici e 78.589 ricoveri medici.
La chiusura/sospensione di servizi e prestazioni sanitarie durante la prima ondata del virus ha prodotto un effetto molto rilevante sull’accesso ai farmaci innovativi non oncologici che hanno subito, nel periodo gennaio-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, una riduzione di spesa a livello nazionale pari al -265 milioni di euro. Praticamente nel 2020 si è speso per questa tipologia di farmaci circa 1/3 rispetto al 2019. Valore in leggera ripresa a Giugno 2020, ma ancora a rischio di nuova contrazione a causa della seconda ondata del virus e conseguente riduzione/sospensione dell’attività ordinaria per i pazienti NON Covid.
E se la sanità digitale avrebbe potuto mitigare questa difficoltà del SSN, nella realtà a luglio 2020 il fascicolo sanitario elettronico, indispensabile per conoscere le patologie già presenti nell’individuo, era fermo al 65% delle attivazioni con il necessario consenso, ma si va da Regioni che superano l’80-85% di attivazioni a Regioni totalmente a zero.
A fronte di tutto questo, la necessaria attività di potenziamento e recupero da parte del SSN è stata critica, troppo lenta e a macchia di leopardo.
E’ proprio la Corte dei Conti a certificare che “a fine ottobre solo 13 regioni avevano presentato un piano per la revisione dell’assistenza territoriale prevista dall’articolo 1 del decreto-legge 34/2020 (e a cui sono riferibili circa 734 milioni). È limitata era anche l’attuazione dei piani regionali per il recupero delle liste d’attesa (d.l. 104/2020). Erano solo 12 le Regioni che hanno provveduto ad inviare i documenti. Mancavano i piani di Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, P.A Bolzano, Piemonte, Puglia, Sardegna.”
Quindi, tanti problemi da risolvere con idee innovative, attraverso il contributo di tutte le migliori energie del nostro Paese e con la massima fiducia nel nostro Servizio Sanitario Pubblico e in tutti coloro che ogni giorno garantiscono la propria professionalità per farlo funzionare al meglio.
Anche per questo, nasce oggi l’Associazione SalutEquità, un “Laboratorio” per il monitoraggio dell’andamento delle politiche sanitarie e sociali, per la loro innovazione partecipata e per il loro cambiamento: www.salutequita.it
E’ un soggetto apartitico che chiama a raccolta «le menti e le competenze» presenti a livello nazionale e internazionale, in una prospettiva multistakeholder.
Vuole rappresentare un punto di riferimento autorevole per istituzioni, professionisti, organizzazioni, media e pubblica opinione per una lettura «critica» che tenga contemporaneamente insieme la salvaguardia della salute e dell’equità nelle politiche, nei fenomeni, nelle tendenze e nei provvedimenti.
Considera Salute ed Equità come elementi inscindibili tra loro e prerequisiti l’uno per l’altro; il Diritto alla Salute come diritto fondamentale incomprimibile e le politiche di bilancio come uno strumento per sostenerlo; riconosce il Servizio Sanitario Nazionale come bene comune, una delle più grandi opere pubbliche realizzate in Italia e presidio a tutela della democrazia e del diritto alla salute di tutte le comunità, oltre che uno straordinario e ineludibile strumento per la crescita economica, civile e culturale del Paese, così come per la coesione sociale.
Il suo obiettivo è generare consapevolezza su corto circuiti o possibili rischi per la salute e per l’equità, nelle politiche, nei fenomeni, nelle tendenze e nei provvedimenti, perché si agisca tempestivamente per il loro superamento/prevenzione, riconoscere e diffondere esperienze positive che hanno saputo coniugare i due aspetti, equità e salute, promuovendo il protagonismo delle esperienze e di chi le ha messe a punto e realizzate, favorendo e animando un network.
Alla sua presentazione ufficiale sono intervenuti personaggi illustri del mondo sanitario: Silvio Brusaferro, Presidente Istituto Superiore di Sanità; Luigi Genesio Icardi, Coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni; Stefano Lorusso, Capo segreteria tecnica del Ministro della Salute; Domenico Mantoan, Direttore Generale AGENAS; Francesco Rana, Capo di Gabinetto del Ministro per gli affari regionali e le autonomie; Andrea Urbani, Direttore generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute.
E come prima azione abbiamo voluto scattare un’istantanea sulla condizione dell’equità oggi, e lo abbiamo fatto attraverso la stesura e la pubblicazione del nostro primo Report, utilizzando ed elaborando dati ufficiali, da quelli del Ministero dell’Economia a quelli della Corte dei Conti, dai dati Aifa a quelli del Ministero della Salute, affiancando il tutto con otto proposte legate allo specifico momento storico:
1. Definizione, finanziamento, attuazione e stringente monitoraggio di un “Piano Nazionale di Rientro nel SSN dei pazienti non Covid” con una particolare attenzione alle fragilità.
2. Introduzione da subito all’interno del Nuovo Sistema Nazionale di Garanzia dei Lea per l’anno 2021 l’attuazione e il rispetto da parte delle Regioni di un “Piano Nazionale di Rientro nel SSN dei pazienti non Covid” come uno specifico “adempimento LEA”. Stesso meccanismo per le principali misure emergenziali volte al potenziamento del SSN e per l’accesso alle terapie innovative.
3. Sviluppo e implementazione di uno specifico sistema di sorveglianza sullo stato dell’accesso alle cure e sulla presa in carico dei pazienti NON Covid, alimentato da un costante flusso informativo delle Regioni, così come fatto dal Dipartimento della Protezione civile per il coronavirus.
4. Definizione, finanziamento, attuazione e monitoraggio di un “DM 71 dell’assistenza territoriale” che, analogamente a quanto si è fatto per gli ospedali, definisca gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici da garantire a tutti i cittadini in tutte le aree del Paese: dal nord al sud, nelle grandi città come nei piccoli centri e nelle aree interne. Questo garantirebbe ciò che in questa pandemia è mancato: il territorio.
5. Approvare il Decreto Tariffe per l’attuazione dei Nuovi Livelli Essenziali di Assistenza di cui al D.P.C.M. 12 gennaio 2017 su tutto il territorio nazionale.
6. Rafforzare per il 2021 lo strumento dei fondi per i farmaci innovativi oncologici e NON oncologici, riallocando in aggiunta all’ordinario stanziamento le risorse che nel 2020 non saranno utilizzate, vista la riduzione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e degli screening oncologici e il conseguente rebound sul 2021.
7. Accelerare il processo di digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale in tutte le Regioni, anche con particolare riferimento alla telemedicina.
8. Democratizzare il dibattitosul “progetto per l’innovazione e il rafforzamento del SSN” da finanziare mediante le risorse che potrebbero arrivare dall’Europa con il Recovery Fund o il MES, attraverso un processo di consultazione e confronto con tutto il mondo della sanità. Un grande percorso di coinvolgimento e partecipazione, in grado di contribuire in termini di idee al “progetto SSN” che sarà presentato all’Europa.
Tonino Aceti
Presidente SalutEquità
03 dicembre 2020
FONTE: QUOTIDIANO SANITA’ (LINK: http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=90560)
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