Il via libera definitivo dall’Aran al rinnovo che prevede un aumento di 165 euro. Sindacati spaccati con Cgil e Uil contrarie all’intesa. Il contratto riguarda 195mila dipendenti
Il contratto delle Funzioni centrali, che si applica a circa 195mila lavoratori della pubblica amministrazione (ministeri, agenzie fiscali e enti pubblici non economici), è stato firmato oggi all’Aran, dopo l’ok della Corte dei Conti. L’intesa per il triennio 2022-24 per la quale è previsto un aumento medio di 165 euro al mese a regime è stata firmata dalla Fp-Cisl, Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp, che insieme rappresentano il 54,6% dei lavoratori. Non hanno firmato le federazioni dei pubblici di Cgil, Uil e Usb. I contrari all’intesa sottolineano che nel periodo considerato i prezzi sono aumentati del 15,4% e di fatto, sottolineano, si è programmata una riduzione del potere d’acquisto dei salari.
Ma se in questo comparto la Cisl e le altre categorie firmatarie rappresentano oltre la metà dei lavoratori (il 54,6%) e possono quindi firmare l’accordo, la situazione sarà più complicata negli enti locali e nella sanità dove le federazioni pubbliche contrarie a questo contratto sono maggioritarie e stanno di fatto bloccando la trattativa a fronte di una proposta di aumento in linea con quella accettata per le Funzioni centrali.Gli aumenti saranno in busta paga tra febbraio e marzo. La firma definitiva arriva dopo la sigla a novembre dell’ipotesi di accordo. L’Aran sottolinea che l’incremento di 165 euro a regime corrisponde ad un aumento delle retribuzioni del 6%. Tra le novità del contratto c’è l’avvio della sperimentazione della settimana corta con la rimodulazione dell’orario settimanale di 36 ore su quattro giorni da nove ore. Si estende inoltre lo smart working con la possibilità di lavorare da remoto anche più ore rispetto a quelle che si trascorrono in ufficio.
Il sistema di classificazione del personale. La prima novità consiste in interventi volti ad agevolare l’attuazione del nuovo sistema di classificazione del personale, che ha come obiettivo il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze professionali dei lavoratori. Allo stesso tempo, la norma prevede un riconoscimento stabile per coloro che hanno ricoperto lo stesso incarico professionale per almeno 8 anni.
Smartworking potenziato per alcun categorie. Ci sono miglioramenti nella regolamentazione del lavoro a distanza anche mediante un possibile ampliamento delle giornate svolte in tale modalità per i lavoratori che abbiano particolari esigenze di salute o necessità di assistere familiari disabili con la possibilità di erogazione del buono pasto anche nelle giornate di smart working. Questa opportunità viene offerta anche nell’ambito della contrattazione integrativa come strumento per attrarre i giovani.
Settimana corta di 4 giorni. C’è la possibilità, in via sperimentale e garantendo comunque qualità e livello dei servizi resi all’utenza, di poter articolare l’orario di lavoro di 36 ore settimanali su quattro giorni, previa adesione volontaria da parte dei lavoratori.
Visite mediche per gli over 60. C’è poi la rivisitazione di alcuni istituti normo-economici previsti dal precedente contratto che ha portato all’ampliamento delle ore di permesso per espletamento di visite, terapie o prestazioni diagnostiche, ai dipendenti con più di 60 anni di età
La norma sull’Age managment. Significativa è anche l’introduzione dell’age management. Si tratta di una norma incoraggia le amministrazioni a gestire l’organizzazione del personale tenendo conto delle diverse età presenti. L’age management considera tale diversità e introduce metodologie formative, come il mentoring. Si parla anche di reverse mentoring, in cui i giovani condividono le loro conoscenze con i colleghi più anziani.
20 contratti per 3 milioni di statali. Sono 20 i contratti collettivi nazionali di lavoro che si applicano a più di 3 milioni (3.037.954) di dipendenti di amministrazioni pubbliche e 3 gli accordi collettivi nazionali che si applicano a 88.784 professionisti che operano in convenzione con il Servizio sanitario nazionale: è questa la fotografia sui contratti pubblici scattata dal Cnel. In dettaglio, il comparto più numeroso è quello della istruzione e ricerca, il 44,2% con più di 1,2 milioni di lavoratori, seguito da 548mila nella sanità (19%); funzioni locali 383mila (13,3%); forze di polizia ad ordinamento militare 163mila (5,6%); forze armate 157mila (5,5%); forze di polizia ad ordinamento civile 133mila (4,6%).
FONTE: https://www.avvenire.it/economia/pagine/contratto-funzione-pubblica-firma-aran
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