Il ministro della Salute risponde al question time della Camera e bacchetta le Regioni: “Non è accettabile che i fondi non siano spesi”. Poi difende gli stanziamenti in manovra e il sottosegretario Gemmato: “Nessun conflitto di interessi”
Gli ultimi decreti attuativi sono a un passo dall’emanazione. Ed “entro fine anno sarà online la piattaforma di monitoraggio e controllo delle liste di attesa“. Lo ha spiegato Il ministro della Salute Orazio Schillaci alla Camera durante il question time. Occasione anche per tornare a bacchettare le Regioni a cui, come ha riferito in Aula, ha scritto di recente “per chiedere controlli serrati. Le liste chiuse – ha ribadito – non dipendono da mancanza dei medici, se con l’arrivo delle telecamere delle tv vengono riaperte, e non è accettabile che i fondi previsti non siano spesi per le liste d’attesa”.
Il ministro ha poi evidenziato come ora il progetto ci sia: “Siamo partiti da fondi che invece di essere spesi dove servivano realmente – ha spiegato – sono stati destinati a tappare i buchi o addirittura conservati come se fossero intoccabili mentre tanti cittadini sono in fila per gli accertamenti. Ora il progetto c’è. E i dati che stiamo ricevendo da Agenas sono confortanti”.
Proprio a proposito di Agenas, Schillaci ha sottolineato come l’Agenzia abbia “avviato tutte le attività propedeutiche alla progettazione e realizzazione del nodo di interoperabilità con le Regioni e Province autonome per la raccolta dei dati, che saranno utilizzati per effettuare il calcolo degli indicatori sui tempi di attesa, da esporre, dal febbraio 2025, nel ‘Portale della Trasparenza’ di Agenas”.
La piattaforma nazionale delle liste di attesa, insomma, “è in via di ultimazione”. Ma qual è nel dettaglio lo stato dell’arte? Tra le attività già concluse, il ministro ha ricordato “la definizione del tracciato per l’acquisizione del flusso per il monitoraggio ‘ex-ante’ delle prestazioni ambulatoriali prenotate in regime istituzionale e in attività libero professionale intramuraria, relativamente a 19 prime visite e 96 prestazioni diagnostiche suddivise in 31 raggruppamenti, nonché la condivisione, con tutte le Regioni e le province autonome, delle specifiche tecniche del flusso per il monitoraggio ex-ante delle prestazioni ambulatoriali prenotate, e la raccolta delle adesioni”.
Tra le attività in perfezionamento, sono al vaglio del ministro “le Linee guida per la definizione dei criteri di realizzazione e di funzionamento della piattaforma, predisposte da Agenas. Nel corso del mese di novembre verranno effettuate specifiche prove di acquisizione di dati mediante la modalità flusso, con diverse Regioni. Entro il 10 dicembre si procederà alle prove di acquisizione dei dati. Dal mese di febbraio 2025, sarà quindi disponibile il cruscotto con gli indicatori di monitoraggio delle liste di attesa con i dati relativi a tutte le Regioni e province autonome”.
La nota dolente resta però legata alle risorse destinate alla sanità in manovra. Uno Schillaci naturalmente sulla difensiva ha smentito “quanto affermato in merito alla riduzione degli investimenti della sanità rispetto alla richiesta prodotta dal nostro Paese. In questo senso parlano i fatti – ha detto -: la legge di Bilancio appena varata dal governo e all’esame di quest’Aula stabilisce che il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario standard cui concorre lo Stato è incrementato di un miliardo e 302 milioni di euro per il 2025”. Ai quali “si aggiungono un miliardo e 100 milioni di euro già stanziati nella legge di bilancio lo scorso anno e di cinque miliardi e 68 milioni di euro per il 2026″, ha continuato parlando poi di livelli di incremento del Fondo sanitario nazionale “di 35 miliardi in 5 anni, mai raggiunti negli anni precedenti”.
Ma Schillaci davanti ai parlamentari ha dovuto indossare l’emetto pure a difesa del suo sottosegretario. Marcello Gemmato è infatti di recente finito al centro della bufera per uno spot pubblicitario lanciato da una clinica privata barese di cui è socio. “L’Autorità garante per la Concorrenza e il Mercato ha escluso la presenza di violazioni normative e conflitto di interessi e il sottosegretario Gemmato ha comunque affrontato la questione di opportunità politica con trasparenza, chiarendo di non avere ruoli gestionali e mettendo le quote a disposizione degli altri soci”, ha liquidato la vicenda il titolare del dipartimento di Lungotevere Ripa. Non senza però aggiungere: “Ho sempre anteposto il benessere del paziente a qualsiasi altro interesse, anche accademico, una scelta non sempre scontata, ma per me doverosa per chi serve le istituzioni. Questo stesso rigore guida oggi il mio operato come ministro. L’autodisciplina e l’onore non sono optional per chi serve lo Stato, ma un dovere inderogabile. Questi stessi principi e la buona fede guidano sicuramente anche l’operato del sottosegretario Gemmato”.
Il caso, però, non sembra chiuso. Tant’è che dal M5s è subito arrivato l’annuncio di una mozione di censura per Gemmato: “Non è sufficiente che risulti compatibile con l’incarico assegnato e per questo motivo annunciamo una mozione di censura che riteniamo doverosa per il rispetto dell’onore istituzionale che dobbiamo garantire e dei quattro milioni e mezzo di cittadini che rinunciano alle cure”, ha spiegato in Aula il deputato Andrea Qaurtini, capogruppo pentastellato in commissione Affari Sociali.