
Il ministro per i Rapporti col Parlamento, dopo il caso sollevato dalla Fondazione Gimbe, risponde in Aula alla Camera e raccomanda di “fare riferimento a fonti autorevoli come Agenas, piuttosto che affidarsi a fondazioni private”
La storia infinita del decreto liste d’attesa si arricchisce di un nuovo capitolo. Galeotto il nodo dei decreti attuativi sollevato dalla Fondazione Gimbe, per questo finita nel mirino della maggioranza di governo. Mancano e quanti ne mancano ancora all’appello? Continuano a essere queste le domande aperte. Oggi sul tema è intervenuto il ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, rispondendo al question time al posto del titolare della Salute, Orazio Schillaci. “I decreti attuativi fondamentali, relativi al decreto-legge n. 73 del 2024, sono attualmente all’esame della Conferenza Stato-Regioni per l’acquisizione del previsto parere”.
Si tratta, in particolare, dei seguenti provvedimenti: quello relativo all’adozione dei criteri di realizzazione, di funzionamento e di interoperabilità tra la Piattaforma nazionale e le piattaforme regionali delle liste di attesa; quello concernente le modalità di attivazione dei poteri sostitutivi riconosciuti in capo all’Organismo di verifica e controllo istituito presso il ministero della Salute; quello concernente l’adozione di un piano d’azione finalizzato al rafforzamento della capacità di erogazione dei servizi sanitari e all’incremento dell’utilizzo dei servizi sanitari e sociosanitari sul territorio”.
Il provvedimento relativo alle ‘Linee di indirizzo, a livello, nazionale, contenenti le indicazioni tecniche per gestire, da parte del Cup, un nuovo sistema di disdetta delle prenotazioni e ottimizzazione delle agende di prenotazione’, come ha spiegato Ciriani, “è in fase di imminente invio alla Conferenza Stato-Regioni, mentre il provvedimento recante la ‘definizione della metodologia per la definizione del fabbisogno di personale degli enti del Servizio Sanitario Nazionale’ è, attualmente, in fase di completamento”.
Interrogato da Italia viva, Ciriani ha poi evidenziato che “numerose misure sono già pienamente operative, senza necessità di ulteriori atti attuativi o stanziamenti. Tra queste l’unificazione dei Centri Unici per le prenotazioni; il controllo dell’attività libero professionale che non può eccedere il 50%; l’obbligo tassativo di rispetto dei tempi e la presa in carico del paziente con garanzia di prestazione in intramoenia o presso strutture convenzionate”. Con tanto di messaggio in bottiglia finale: “Quanto al peggioramento dei tempi d’attesa asserito dagli interroganti – ha chiosato -, faccio presente che occorrerebbe far riferimento a fonti autorevoli come Agenas, piuttosto che affidarsi a fondazioni private”.
Spiegazioni che non hanno convinto Iv. Tant’è che il capogruppo alla Camera, Davide Faraone, ha replicato: “L’unica urgenza che il governo aveva nel mettere in campo il decreto che avrebbe dovuto tagliare le liste d’attesa era quella legata alla campagna elettorale”. E poi ancora: “Oggi il ministro Ciriani, che ancora una volta ha sostituito il collega Schillaci, detto ‘Il fuggitivo’, ha confermato che i decreti attuativi non sono operativi. Il governo non ha dunque rispettato le scadenze che si era dato da solo”.
Di NS