Legge di stabilità e lavoro, il governo presenta le sue misure per i giovani: ecco perché non può più sbagliare
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Fate presto. Il celebre titolo del Mattino di Napoli dopo il terremoto dell’Irpinia può essere preso in prestito per invocare l’intervento deciso del Governo su un altro “sisma” che sta mettendo l’Italia in ginocchio: il dramma della disoccupazione giovanile. La principale malattia dell’Italia sulla quale il Governo ancora non vuole impegnarsi a sufficienza per trovare una cura: la legge di stabilità appena approvata ne è la conferma.
Italia e lavoro: non è un Paese per i giovani
Fate presto, per i giovani italiani. I timidi segnali di ripresa del mercato del lavoro interessano in modo particolare le classi d’età più adulte, la disoccupazione che cala (negli ultimi dati ISTAT) è legata all’aumento degli inattivi e non degli occupati. Le misure contenute nel Jobs act non hanno fatto altro che rendere precario il mercato del lavoro dei giovani, sempre più pronti con la valigia in mano appena usciti da scuola, oppure sfiduciati tanto da non cercare nemmeno un’occupazione. Le politiche per l’inserimento lavorativo, il programma europeo Garanzia Giovani in primis, almeno nella sua applicazione italiana, si sono rivelate essere un flop: i giovani non trovano né lavoro, e nella maggior parte dei casi vengono pagati con ritardi di anni.
Intanto i voucher lavoro, la “nuova frontiera del precariato”, come li chiama il presidente dell’INPS Tito Boeri continuano a macinare crescite a due zeri gonfiando i dati sull’occupazione. Ma come si può conteggiare tra gli “occupati” anche chi lavora un’ora a settimana con un voucher da 10 euro? In quale Paese civile questa può essere considerata “occupazione” degna di questo nome? In Italia succede questo e altro.
Il Governo Renzi, per spingere l’occupazione giovanile, ha introdotto con la legge di stabilità 2014 la decontribuzione per i nuovi contratti a tutele crescenti, un surrogato con meno diritti e tutele del contratto a tempo indeterminato. Fino al 31 dicembre 2015 i datori di lavoro che hanno assunto hanno risparmiato 8mila euro all’anno di contributi, per tre anni. Dal primo gennaio 2016 la decontribuzione si è dimezzata e così anche il grafico delle nuove assunzioni stabili ha invertito la rotta andando in picchiata verso il basso. Uno dei principali nodi da sciogliere della manovra 2016, infatti, sono state le misure per l’occupazione dei giovani.
Nel corso dell’anno sono state discusse diverse soluzioni: prima si è parlato di prorogare la decontribuzione anche per il 2017, ma riducendo ancora i tempi e gli sgravi fiscali, poi l’ipotesi più gettonata prevedeva un intervento specifico per i giovani e in particolare quelli del sud.
Nei giorni scorsi il Governo ha licenziato la legge di stabilità che dovrà entrare in parlamento entro il 20 ottobre. Allo stato attuale, il premier Renzi ha soltanto presentato le consuete slide che tutto e niente dicono sugli interventi per il 2017. A quanto pare la decontribuzione resterà valida anche nel 2017 solo per coloro che assumeranno giovani impegnati nell’alternanza scuola-lavoro e 50 milioni di euro saranno messi sullo Student act per garantire il diritto allo studio: spiccioli, se si considerano i 7 miliardi in tre anni messi a disposizione per i pensionati. Insomma il Governo ha perso un’altra buona occasione per intervenire a favore dei giovani sempre più esclusi dal mercato del lavoro, sempre più pronti con la valigia in mano.
ISTAT: gli ultimi dati sull’occupazione
Il 30 settembre l’ISTAT ha pubblicato le stime preliminari dei dati sull’occupazione. Ad agosto il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (che considera occupati e disoccupati), è pari al 38,8%, in calo dello 0,4% rispetto al mese precedente.
Il tasso di occupazione dei 15-24enni, invece, è rimasto invariato, mentre quello di inattività aumenta di 0,1 punti. Cosa ci dicono questi dati? Che il calo della disoccupazione non deriva dall’aumento degli occupati e cioè dei giovani che lavorano, ma dall’aumento degli inattivi, cioè coloro che hanno smesso di cercare un’occupazione perché sfiduciati o perché impegnati negli studi.
Le ipotesi di intervento
La riduzione degli sgravi contributivi per le nuove assunzioni ha comportato il drastico calo delle nuove attivazioni, una tendenza che Renzi non può permettersi. Per evitare una nuova frenata, il Governo quindi ha messo sul tavolo l’ipotesi di confermare la decontribuzione su tutte le assunzioni con contratti a tutele crescenti effettuate nel 2017, riducendola però al 20% e per la durata di un anno.
Nelle ultime settimane si è parlato anche di abbandonare la strada della decontribuzione per tentare altre strade: incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani sotto i 25 anni, over 50 e per i disoccupati dal sud Italia.
La legge di stabilità per i giovani
Sabato il consiglio dei Ministri ha licenziato la legge di stabilità e il premier Renzi ha illustrato le slide con gli interventi che, però, poco dicono sulle novità per il 2017. A quanto pare la decontribuzione per le assunzioni dovrebbe riguardare solo le assunzioni di tirocinanti provenienti dell’alternanza scuola-lavoro con un tetto di 3.250 euro per il triennio. Non è chiaro se questo bonus sarà valido per tutta Italia o soltanto per le Regione del Sud più svantaggiate per le quali il Governo ha promesso un intervento sul fronte dell’occupazione. Altri 50 milioni per i giovani sono legati allo Student Act che vuole garantire a tutti il diritto allo studio. Il Governo ha confermato anche il progetto europeo Garanzia Giovani che, però, finora ha dato risultati scarsi sul fronte dell’occupazione stabile e tanti problemi a coloro che dopo più di un anno dalla fine del tirocinio non sono ancora stati pagati.
La prima impressione sulla legge di stabilità è che punti più sugli anziani che sui giovani: solo per fare un esempio, a fronte dei 50 milioni stanziati per i giovani, il Governo mette sul tavolo 7 miliardi di euro (per il prossimo stipendio) per favorire la pensione dei 60enni, senza strumenti per garantire il ricambio generazionale. La poca attenzione sui giovani si nota anche guardando le slide presentate dal premier. Tra i capitoli Famiglia, Sport, Immigrazione, Periferie, Ambiente, Povertà… la slide dedicata agli interventi sui Giovani non è pervenuta. Silenzio assoluto.
Prima di dare giudizi è necessario leggere il testo della legge di stabilità, ma se il buongiorno si vede dal mattino, anche nel 2016 i giovani italiani sono stati lasciati a sé stessi. Il mix di interventi su alternanza scuola-lavoro, diritto allo studio, Garanzia Giovani e sostegno al Sud sono solo briciole di fronte ad un problema molto più grosso a radicato nel Paese. La situazione drammatica del mercato del lavoro per i giovani avrebbe dovuto spingere il Governo a mettere in campo interventi seri, strutturali e incisivi, mettendo il capitolo Giovani al primo posto anzichè voltare loro le spalle. Un’altra volta.
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