Cade il primo tassello. Addio alla selezione degli insegnanti da parte dei presidi, tornano le graduatorie
Affondata la chiamata diretta nelle scuole. Con un accordo firmato ieri al Miur tra il ministero e quattro organizzazioni sindacali (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda) è stato cancellato definitivamente il sistema fortemente voluto dal governo Renzi per modificare il processo di selezione degli insegnanti. Era una delle grandi novità inserite nella legge 107 sulla «Buona Scuola», è diventato il primo obiettivo nel mirino dei sindacati.
Tre anni dopo la loro battaglia è vinta, si torna alle vecchie graduatorie mandando in soffitta il macchinoso sistema dei curriculum da presentare e analizzare. «Si dà attuazione a una precisa previsione del Contratto di governo, in attesa dell’intervento legislativo di definitiva abrogazione», commenta il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.
Il meccanismo all’inizio era piaciuto ai dirigenti , felici di poter selezionare gli insegnanti in base alle esigenze dei loro istituti, ma si erano dovuti ricredere di fronte alla mole di lavoro che la rivoluzione comportava.
Dopo il primo anno, infatti, la selezione era avvenuta sempre più spesso utilizzando i canali tradizionali, aiutati anche dall’introduzione delle assegnazioni provvisorie, un meccanismo che permetteva ai professori di rimanere ancora per un anno in un istituto diverso da quello definitivo. Un pezzo dopo l’altro, la chiamata diretta è diventata sempre meno interessante: secondo una ricerca realizzata dalla Gilda degli Insegnanti, solo il 30% delle scuole l’ha utilizzata. Le percentuali sono superiori al Nord e inferiori al Sud. Fra le regioni più attive soprattutto la Lombardia da cui arriva proprio il ministro Bussetti.
«Era un manicomio. Andava cancellato», è il commento di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. «La scuola deve essere di tutti, non degli insegnanti scelti dal preside in base alle sue idee», avverte Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola.
Furibonda Simona Malpezzi, senatrice e responsabile scuola del Partito democratico: «C’erano errori ma era la strada giusta. Cancellarla è un grave errore che riconsegna la scuola alle vecchie logiche. Il governo del cambiamento privilegia gli insegnanti anziani, scegliendoli sulla base delle graduatorie e non delle competenze».
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