
Il ministro della Salute Schillaci annuncia che il provvedimento approderà a stretto giro all’esame del Cdm. Sono 1,5 milioni i professionisti coinvolti per un totale di 31 profili. Oggi la presentazione ufficiale delle conclusioni dell’indagine conoscitiva parlamentare
“Abbiamo predisposto un provvedimento normativo di riforma organica che siamo pronti a portare a stretto giro in Consiglio dei ministri”. La riforma in questione è quella delle professioni sanitarie e l’annuncio è arrivato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenuto alla Camera alla presentazione ufficiale dell’esito dell’indagine conoscitiva proprio sul riordino delle professioni. Il documento conclusivo, di cui Nursind Sanità ha riportato i punti salienti nei giorni scorsi, è stato votato martedì in commissione Affari sociali. Un lungo lavoro, come ha ricordato il presidente della Commissione, Ugo Cappellaci, iniziato il 23 ottobre 2024 su proposta della deputata FdI, Marta Schifone, con “62 audizioni” per una riforma appunto che abbraccia 1,5 milioni di professionisti e “31 figure professionali in tutto”.
Sviluppo di competenze, carenza di personale e attività di programmazione dei fabbisogni. Sono queste le leve intorno a cui ruoterà il provvedimento annunciato dal ministro. Schillaci ha infatti parlato di “un insieme di interventi che vogliono da un lato valorizzare le professioni e dall’altro intervenire sulla carenza”. Del resto, “valorizzare il capitale umano del nostro Ssn – ha sottolineato – è stata da subito una priorità”, oltre a quella di dover “rispondere ai nuovi bisogni di salute”.
L’indagine conoscitiva ha evidenziato, naturalmente, il problema della penuria di organico. Ed è proprio su questo aspetto che si è soffermato Schillaci: “Sebbene il personale dipendente sia cresciuto negli ultimi tempi, persiste il problema della carenza”. Se per i medici, però, ha ribadito, “la sofferenza” riguarda “determinate discipline, penso all’emergenza-urgenza, ma cito sempre anche l’anatomia patologica e la radioterapia”, per gli infermieri “la situazione della carenza è complessa”. Anche se “non è un problema solo italiano, ma di tutta l’Europa, esiste in Giappone, come pure negli Stati Uniti”.
Ecco perché occorre rendere più attrattiva questa professione. E “rendere più attrattiva questa professione – ha rimarcato – non vuol dire intervenire solo dal punto di vista economico, come abbiamo fatto, ma offrire maggiori possibilità di carriera”. Una convinzione, quella che non sia lo stipendio la prima causa che porta i professionisti ad andare fuori, ma “un problema di attrattività e prospettive” che il ministro ha detto di aver maturato nel corso di diverse missioni all’estero. Di qui “la revisione dei percorsi formativi dell’infermiere insieme al Mur e, quindi, “l’obiettivo di favorire l’apprendimento di quelle competenze specifiche avanzate“, che sono fondamentali per “l’assistenza territoriale. Entro il 2026 saranno pronte le case di comunità e questo tema delle competenze è cruciale”.
Un passaggio infine sui medici di medicina generale, sulla cui riforma spinge spesso il ministro. Non a caso, anche oggi, ha evidenziato l’importanza di potenziarne la formazione.