
Nuovo stop alle trattative sul rinnovo del contratto per oltre 580 mila lavoratori: no di Cgil, Uil e Nursing Up. In ballo aumenti medi di 172 euro lordi al mese per 13 mensilità. Aran:«Non arriveranno nuove risorse»
Nuovo stop alla trattativa per il rinnovo del contratto del comparto sanità per il triennio 2022-2024. L’incontro di giovedì mattina all’Aran si è concluso con un nuovo nulla di fatto per gli oltre 580 mila infermieri, tecnici e personale amministrativo che aspettano il rinnovo del contratto. A dire no alle proposte del presidente Aran Antonio Naddeo ancora una volta Cgil, Uil e Nursing Up che già lo scorso 14 gennaio votarono no ottenendo la maggioranza del 53% e di fatto bloccando la trattativa. Stesso copione giovedì mattina con l’ennesima bocciatura a causa delle «poche risorse».
Aran: «Non sono previste nuove risorse»
Di fronte alla mancata apertura da parte delle organizzazioni sindacali, fa sapere l’Aran, «il presidente Antonio Naddeo ha preso atto dell’impossibilità di proseguire le trattative». Sulle risorse, Naddeo ha spiegato quanto emerso dall’incontro del 18 febbraio tra il ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, e le rappresentanze del comparto delle Funzioni centrali: «Non sono previsti ulteriori stanziamenti per il rinnovo contrattuale 2022-2024: il Governo ha infatti confermato che le risorse complessivamente destinate al pubblico impiego per i due cicli contrattuali 2022-2024 e 2025-2027 ammontano a 20 miliardi di euro, di cui 3,7 miliardi riservati alla Sanità».
Sindacati divisi
«Noi siamo pronti a trattare – dice Antonio De Palma, segretario Nursing Up – ma purtroppo dall’Aran nulla di nuovo all’orizzonte: sulla parte economica, siamo consapevoli che le risorse sono quelle, infatti ne chiediamo una differente distribuzione, nel rispetto dei diversi ruoli e differenti responsabilità del personale interessato». De Palma spiega anche che «siamo pronti a trattare 24 ore su 24, ma al momento non abbiamo potuto far altro che prendere atto di una chiusura su tutti i fronti».
Ma Cisl-Fp attacca: «Decisione grave e irresponsabile, bloccare oggi la firma, senza prospettare soluzioni alternative realizzabili, significa negare gli arretrati, impedire l’aumento degli stipendi e privare i lavoratori della rivalutazione delle indennità: Fp-Cgil, Uil-Fpl e Nursing Up stanno scegliendo deliberatamente di bloccare il contratto senza una strategia credibile». Il rischio, spiega Cisl-Fp, è che «se il contratto non viene chiuso dal sindacato, la politica potrebbe intervenire unilateralmente per erogare solo gli aumenti salariali, senza tutte le tutele e i diritti conquistati nella trattativa: ipotesi inaccettabile, che oltre a colpire direttamente chi lavora ogni giorno nella sanità pubblica, azzera il valore della contrattazione e nega il ruolo stesso del sindacato». E il Nursind, sigla pronta a firmare, parla di «vero e proprio suicidio: le risorse, che anche noi reputiamo insufficienti, non aumenteranno perché qualcuno fa la voce grossa o punta i piedi. E bacchette magiche non ce ne sono, la decisione di non firmare neppure oggi di fatto preclude ogni possibilità di futura negoziazione». A questo punto, «non ci resta che chiedere un intervento a governo e Regioni per distribuire le risorse stanziate in manovra».
Cgil, Uil e Nursing Up: basta contratti al ribasso, si trovino le risorse
In una nota firmata da Fp Cgil, Uil-Fpl e Nursing Up, i tre sindacati replicano alle accuse spiegando che «non siamo disposti, oggi come a gennaio, a sottoscrivere una pre-intesa che non garantisce i lavoratori e le lavoratrici» e puntualizzano: «Siamo stanchi della scusa della scarsità delle risorse pubbliche per giustificare la proposta di un contratto al ribasso, che non rimette al centro il valore e la dignità di coloro che tengono in piedi la sanità pubblica del Paese. Quando si vuole e per chi si vuole, le soluzioni si trovano, eccome!».
Il contratto
Sul tavolo, c’è il rinnovo per il triennio 2022-2024 con aumenti medi di 172 euro lordi al mese per 13 mensilità, risorse specifiche per le categorie più in sofferenza come gli infermieri di pronto soccorso, circa 23 mila lavoratori, la cui indennità mensile lorda sarà incrementata di circa 305 euro mensili nel 2025 e di ulteriori 60 euro dal 2026 (ora è circa 120 euro). E poi altri istituti come il lavoro agile ampliato, la possibilità di esonero dai turni notturni per gli over 60, (oggi dai 62 anni), il patrocinio legale e il sostegno psicologico gratuiti per chi è vittima di aggressioni in ospedale.
di Claudia Voltattorni