Alessandro Giuliani Lunedì, 04 Settembre 2017
Sulle pensioni il Parlamento è spaccato: da una parte c’è chi, vicino al Governo, sostiene che le risorse sono limitate e vanno indirizzate tutte a favore dei giovani.
Dall’altra c’è chi, invece, non si rassegna all’innalzamento dell’età pensionabile e all’abbandono di quelle deroghe utili a far lasciare il lavoro a chi svolge professioni più logoranti, tra cui i docenti della scuola, in modo da favorire anche il turn over, agevolando così pure i giovani.
Anche il partito di maggioranza, il Pd, ha all’interno due anime: quella pro-Gentiloni, in base alla quale gli interventi su chi deve lasciare il lavoro non sono una priorità, e quella meno integralista, secondo cui certi interventi, come la “stretta” sulle pensioni, non possono essere radicali.
In questo secondo raggruppamento c’è sicuramente Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera, secondo cui “rallentare l’innalzamento dell’età pensionabile, che porterà i giovani a dover lasciare il lavoro a 70 anni, significa riconoscere che nel 2015, per la prima volta dal dopoguerra, l’aspettativa di vita è diminuita e calerà anche quest’anno, se si confermano i dati dei primi mesi”.
L’inaspettata inversione di tendenza, per Damiano, non è dovuta ad “motivo solo demografico, ma perché l’aumento della povertà impedisce a troppe persone di poter curare la propria salute”.
In pratica, potendo contare su assegni pensionistici sempre più bassi e facendo venire meno molte delle prestazioni sanitarie a carico dello Stato, si fa meno prevenzione: una condizione che, alla lunga, starebbe facendo morire gli italiani prima di quanto accadesse qualche anno fa.
Per il deputato democratico, “è importante che Poletti abbia ribadito a Cernobbio che la legge di Bilancio conterrà anche interventi sulle pensioni. L’ostilità iniziale e pregiudiziale del Governo al tema pare ormai superata. Bisogna evitare che si scateni una guerra tra generazioni mettendo in contrapposizione il tema del lavoro con quello della previdenza. I due argomenti sono complementari: mandare in pensione anticipata gli anziani significa fare spazio ai giovani nei luoghi di lavoro”.
Secondo il presidente della Commissione Lavoro a Montecitorio, inoltre, è giunto il momento di “riconoscere alle donne il valore dei lavori di cura in termini di contributi previdenziali, è un intervento sociale e un parziale risarcimento dopo il brusco innalzamento da 60 a 65 anni dell’età pensionabile, attuato dal Governo Berlusconi, senza che i risparmi ottenuti, nonostante le promesse, tornassero a vantaggio del lavoro femminile”.
Damiano tiene anche a dire che “di questi temi vogliamo parlare nella legge di Bilancio e ci auguriamo che il tavolo di discussione con il sindacato ci aiuti a trovare le giuste soluzioni legislative”. Dal Governo però, si continua a tenere duro: nei giorni scorsi, il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, ha detto che “sarebbe un errore scegliere ora come priorità la previdenza rispetto all’occupazione giovanile: purtroppo le risorse per tutto non ci sono”.
A chiedere di puntare forte sull’occupazione giovanile, il 3 settembre è anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: intervenendo nel corso della sessione a porte chiuse del forum Ambrosetti a Cernobbio, dopo che al Meeting di Rimini aveva chiesto un intervento choc di 10 miliardi per favorire l’occupazione, Boccia ha affermato che sul tema è chiaro il messaggio di Padoan sul fatto di “fare i conti con le risorse che sono disponibili. Su questo tema ci confronteremo e vedremo cosa accadrà. Bisognerebbe anche valutare la possibilità di invertire il metodo usato in passato”.
Infine, il vicepresidente della Camera Luigi di Maio, ha detto di compiacersi del fatto “che anche Gentiloni sia stato cauto” parlando a Cernobbio dei dati sull’occupazione: “oggi gli unici dati sull’occupazione che salgono sono quelli legati agli over 50 e tra questi ci sono molte vittime della riforma Fornero che sono obbligati a lavorare togliendo spazio ai giovani”, ha detto il ‘grillino’.
Il fatto stesso, però, che l’attenzione sia concentrata sugli incentivi all’occupazione giovanile, è un’indiretta conferma che la partita sulle pensioni se non è chiusa, poco ci manca. Almeno, con questo Governo
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