La Fondazione Gimbe ha esaminato le proposte dei partiti in tema di sanità, con particolare attenzione alla sostenibilità del Ssn. Ecco i risultati
“Nessuna forza politica ha elaborato un piano di salvataggio del Servizio sanitario nazionale”. Quelle che emergono dalla lettura dei programmi elettorali sono infatti “numerose proposte valide ma frammentate, alcune non sostenibili, altre poco attuabili o superflue”. Parole e musica della Fondazione Gimbe, acronimo che sta per Gruppo italiano per la medicina basata sull’evidenza.
In occasione delle elezioni politiche, l’organismo guidato da Nino Cartabellotta ha realizzato un monitoraggio indipendente sui programmi delle diverse liste. Condotto appunto con l’obiettivo di valutare le proposte in tema di sanità, con una particolare attenzione alla sostenibilità economica del Ssn. Ecco, per le principali formazioni in lizza, i risultati dell’analisi.
Partito democratico e liste collegate
Al Pd che si impegna a “garantire un progressivo aumento del Fondo sanitario nazionale“, gli esperti della Fondazione Gimbe ribattono che questa dichiarazione manca di ogni “riferimento quantitativo all’entità dell’aumento”. Rimane invece una semplice “dichiarazione di intenti senza nessuna proposta operativa” la proposta di superare le “ingiustificate differenze tra le regioni” in termini di offerta sanitaria. Mentre l’idea di ridisegnare i livelli essenziali di assistenza (Lea) investendo in tecnologia “per un monitoraggio più attento e continuo” non rappresenta secondo Gimbe “una garanzia di miglioramento della salute delle persone”.
Per ridurre gli sprechi in sanità, i democratici suggeriscono di ripensare il sistema dei tetti di spesa introdotti per l’acquisto di farmaci e dispositivi medici.
Proposta definita parziale, dal momento che tiene conto “solo di una delle strategie” possibili per raggiungere questo obiettivo. Se poi il “potenziamento e riorganizzazione della medicina territoriale” rimane una mera dichiarazione di intenti, positiva è l’idea di allestite un piano nazionale per la gestione delle liste di attesa, “promuovendo le migliori esperienze messe in campo da alcune regioni”.
Convince invece l’investimento di due miliardi di euro per “rafforzare l’indennità di accompagnamento, graduando l’aumento sulla base dei bisogni dei singoli”. Così come l’introduzione di sistemi premiali per le regioni più attive nel promuovere campagne di prevenzione e l’attuazione del nuovo piano nazionale di prevenzione vaccinale. Positiva l’idea di rendere strutturale il credito di imposta per le spese in ricerca, anche se “il ritorno per la sanità pubblica è incerto”, così come l’idea di creare una struttura simile allo Human Technopole a Napoli.
“Informatizzazione e digitalizzazione della sanità attraverso un utilizzo ottimale di telemedicina, fascicolo sanitario elettronico, cartelle cliniche informatizzate, consegna al paziente di esami e documentazioni cliniche per via informatica, anagrafi vaccinali”. Piacciono le proposte del Pd in tema di informatizzazione del Servizio sanitario nazionale. Istanze condivise anche nel programma di +Europa.
Radicali che, in tema di risorse per la sanità, suggeriscono di prevedere una soglia minima di finanziamento, calcolato in percentuale rispetto al Pil di ogni Paese europeo. Iniziativa che convince a metà, visto che non c’è alcun “riferimento quantitativo alla soglia minima di finanziamento”. E le modalità di calcolo sono “poco chiare”. Piace invece l’idea di garantire le medesime cure a tutti, anche rivedendo la ripartizione delle competenze tra Stato e regioni. Anche se, ricorda la valutazione Gimbe, per questo serve una riforma del titolo V della Costituzione. In parte già esiste, ma è bene che sia implementato un sistema di valutazione per le prestazioni, i servizi e le strutture del Ssn, rendendo accessibili a tutti i risultati. Mentre la proposta di commissariare le regioni se i servizi erogati sono scarsi, sia quantitativamente che qualitativamente, è già prevista dai Lea (Livelli essenziali di assistenza).
Piace l’impegno a destinare il 3% del Pil alla ricerca, anche se non riguarda solo quella biomedica, istituendo un’agenzia che indirizzi gli investimenti secondo una strategia di medio e lungo periodo. Così come quello di prevedere ogni anno un bando Prin che abbia un’importo non inferiore ai 391 milioni stanziati nel 2017. Positiva anche l’idea di “rimuovere gli ostacoli alla ricerca scientifica su malattie rare, procreazione medicalmente assistita, embrioni, biotecnologie” e la richiesta di recepire le direttive europee sulla sperimentazione animale. Convince, infine, l’idea di riallocare le risorse dalle cure per acuti alle cronicità e alle disabilità.
Luce verde per la proposta di Civica popolare di estendere l’assistenza domiciliare agli anziani, “valorizzando l’attività privata” e considerando “ogni mese di assistenza anche a fini di contributi previdenziali”. Discorso analogo per l’abolizione del ticket da 10 euro e per la proposta di revisione della normativa in materia. Bene anche l’idea di inserire il rispetto dei tempi massimi tra i criteri di valutazione dei direttori generali delle aziende ospedaliere, così da contrastare le lunghe liste di attesa.
Rimane una dichiarazione di intenti la proposta di Insieme di garantire “sostegni concreti alle persone disabili”, mentre è parziale quella di “investimenti immediati per l’abbattimento delle barriere architettoniche”.
Centrodestra
Viene definita “una dichiarazione di intenti senza nessuna proposta operativa” l’impegno contenuto nel programma della Lega a “fornire ai cittadini un sostegno concreto attraverso servizi socio-sanitari”. Positiva, invece, la proposta di introduzione dei costi standard. Così come sono diverse le proposte leghiste in tema di riduzione degli sprechi che incontrano il favore della Fondazione. Dall’idea di utilizzare gli ospedali solo per le fasi acute all’organizzazione sul territorio delle attività di prevenzione e screening, dalla creazione di una centrale operativa territoriale che coordini tutti i servizi sanitari alla creazione di strutture a bassa intensità che permettano di assorbire i pazienti che si rivolgono al pronto soccorso riducendo così i tempi di attesa.
Bene anche l’idea di affrontare il problema della carenza del personale sanitario rivedendo il numero chiuso alle facoltà di medicina, così da aumentare il numero di laureati, e incrementando il numero di borse di studio destinate agli specializzandi. Così come quella di dare attuazione alle previsioni sulla gestione del personale contenute nell’articolo 22 del Patto della salute del 2014. “Generica” invece l’idea di creare una scuola di formazione per l’alta dirigenza sanitaria pubblica.
Doppia bocciatura per Forza Italia, che intende rafforzare le autonomie locali e sviluppare un “federalismo responsabile che armonizzi la maggiore autonomia prevista dal titolo V della Costituzione”. Entrambe queste iniziative, secondo la Fondazione Gimbe, comportano il “rischio di aumentare le diseguaglianze”, sia tra regioni diverse che all’interno del medesimo contesto regionale.
Uno dei temi cari alla Fondazione riguarda la sana integrazione tra il pubblico e privato. E anche sotto questo profilo il programma azzurro viene bocciato. In particolare non convince l’impegno a garantire libertà di scelta, perché comporta il rischio di “aumentare il consumo sanitario”, né l’incentivo alla competizione pubblico-privato, considerata “l’antitesi di una sana integrazione”. Se il “sostegno all’aggiornamento e meritrocrazia” e la “centralità del rapporto medico-paziente” rimangono delle mere “dichiarazioni di intenti”, convince l’impegno verso un azzeramento progressivo del precariato.
Positiva l’idea di Fratelli d’Italia di introdurre incentivi fiscali per chi si sottopone periodicamente a controlli medici, anche se è “difficile monitorare gli interventi di prevenzione primaria sugli stili di vita”. Così come l’idea di riconoscere la funzione del caregiver, prevedendo tutele sotto il profilo normativo per queste figure. Viene invece giudicata non sostenibile l’idea di raddoppiare l’importo degli assegni di invalidità, che nel solo 2016 sono costati più di 18 miliardi di euro. Allo stesso modo, l’idea di estendere le prestazioni sanitarie per “garantire il diritto alla salute” viene contestata perché, “senza una valutazione della loro efficacia e accuratezza”, il rischio è quello di “minare la sostenibilità del servizio sanitario nazionale”.
“Parziale e generica” viene definita la proposta di “contrasto alla ludopatia”avanzata da Noi con l’Italia. Stesso discorso per quelle di “miglioramento dell’accesso alle cure”, “potenziamento della medicina territoriale” e della “ricerca sulle malattie rare”. Pollice in su per la “riduzione delle liste di attesa”.
Movimento 5 stelle
Diverse le proposte grilline legate alla salute, con valutazioni diverse da parte della Fondazione Gimbe. Bene l’idea di integrare i ministeri della Salute e dell’Ambiente, così come la proposta di condividere i dati sanitari ed ambientali tra le diverse agenzie governative. Positiva anche l’idea di sviluppare l’educazione alimentare e di disincentivare l’utilizzo eccessivo nei prodotti alimentari industriali di zuccheri, grassi saturi e idrogenati. Sul tema della ludopatia, bene il divieto di pubblicità e più in generale tutte le proposte volte a contrastare il gioco d’azzardo.
Positiva l’idea di eliminare i ticket sui farmaci, anche se la proposta è giudicata parziale proprio perché riguarda soltanto i medicinali. In tema di politiche sanitarie, piace l’idea di rivedere i criteri di nomina di direttori generali e dirigenti di strutture complesse, garantendo maggiore trasparenza. Sebbene quest’ultima, ricorda la Fondazione, sia stata introdotta per la scelta dei direttori generali dal Dlgs 171/2016.
Bene anche l’accento sul tema del conflitto di interesse, anche questo affrontato con maggiore trasparenza. Il modello è quello del Sunshine Actamericano, normativa che prevede che le aziende farmaceutiche rendano pubblici i contributi versati a medici ed ospedali. E positiva è anche la richiesta di trasparenza nelle contrattazioni dei prezzi tra Aifa e Big Pharma. Così come la richiesta di pubblicazione dei dati relativi alle liste di attesa. Ancora, sempre in tema di conflitti di interesse, bene la proposta di rivedere convenzionamenti, accreditamenti e intra moenia per evitare che comportino situazioni di questo tipo.
Più difficile incidere sulla concorrenzialità dei farmaci “rompendo le interazioni inappropriate tra i professionisti della salute e l’industria farmaceutica”, dal momento che questi comportamenti “non configurano reato o illecito amministrativo”. Mentre non è pensabile che Big Pharma “fornisca tutta la documentazione disponibile relativa alle fasi di ricerca e sviluppo di un medicinale, comprese l’analisi dei costi sostenuti e i dati sui trial clinici”. Questo perché “la proposta entra nel merito delle leggi del libero mercato. Inoltre il prezzo del farmaco non riflette necessariamente i costi di produzione”.
Non hanno convinto gli esperti della Fondazione Gimbe, invece, le proposte in tema di licenza obbligatoria. Ovvero la possibilità di prescindere dalla proprietà intellettuale di farmaci in caso di problemi per la sanità pubblica. Una proposta definita “ridondante e inutile”. Esistendo già l’accordo internazionale Trips, che regola la materia, è a questa legge che eventualmente farebbero riferimento le case faramceutiche. Discorso analogo per l’idea di ridurre la durata dei brevetti farmaceutici. Il rischio, si legge nella valutazione, è quello di “ridurre gli investimenti in ricerca e sviluppo e aumentare il prezzo dei farmaci”. Allo stesso modo, l’idea di definire i costi standard e centralizzare gli acquisti fa parte di normative già esistenti.
Fascicolo sanitario elettronico, ricette digitali, dematerializzazione di referti e cartelle cliniche, prenotazioni e pagamenti on line: convincono le proposte grilline per l’informatizzazione del servizio sanitario nazionale. Il fatto però che, al momento, il Ssn sia solo limitatamente digitalizzato, confligge con un’altra proposta grillina. Quella cioè di consentire la libera professione intra moenia solo alle aziende che abbiano una gestione informatizzata dell’Alpi (attività libero professionale intramuraria). Il M5S propone poi un tetto ai compensi aggiuntivi derivanti da questa attività, che non devono superare il 150% dello stipendio del singolo professionista. Una quota che però, secondo la fondazione, è “arbitraria”.
Non è invece attuabile la proposta di permettere al neo specialista di continuare a svolgere l’attività nell’ospedale in cui si è formato. Questo perché le assunzioni avvengono tramite concorso pubblico. Bene, infine, l’idea di modificare il sistema di definizione del fabbisogno formativoattraverso l’istituzione di un organismo indipendente che se ne occupi.
Liberi e uguali
La lista che sostiene Pietro Grasso è stata promossa per quanto riguarda il rilancio dell’educazione sessuale nelle scuole. In tema di finanziamento al servizio sanitario, convince l’idea di investire sul rinnovamento tecnologicoe sull’edilizia straordinaria. Piace l’idea di un piano per la non autosufficienza che sia incentrato sulla domiciliarità, così come quella di un piano per la disabilità che favorisca l’autonomia e l’indipendenza delle persone diversamente abili. Viene giudicata positivamente anche la proposta di superare il sistema del ticket e di abolire il superticket.
Meno quella di allineare la spesa sanitaria pubblica alla media dei Paesi dell’Europa occidentale. Si tratterebbe, infatti, di “colmare un gap di quasi 90 miliardi di euro”, dato che nelle nazioni prese a riferimento la spesa pubblica in sanità “è quasi il doppio di quella italiana”. Bene invece la promozione dell’utilizzo di farmaci generici. Mentre non convince la richiesta di maggiore accessibilità per i test diagnostici preventivi: si tratta di “un termine troppo generico, che include sia test di screening di provata efficacia che test inefficaci o inappropriati”.
Positivo il sostegno ai consultori, così come l’applicazione della legge 194 “intervenendo sul problema del numero eccessivo dei medici obiettori” in tema di interruzione di gravidanza. Rimane invece una dichiarazione di intenti quella relativa all’informatizzazione del settore sanitario, dal momento che non vengono definite le proposte in materia.
Gimbe promuove anche la proposta di LeU di porre un freno alla diffusione delle polizze sanitarie nei contratti integrativi. In particolare perché l’idea è quella di introdurre “regole più precise”, così da evitare che i costi siano scaricati “sulla fiscalità generale”. Iniziativa promossa, seppure con la precisazione che queste misure “richiedono un riordino normativo”. In tema di carenza del personale, convince la proposta di un piano triennale per rafforzare il lavoro dipendente, riducendo il ricorso a precariato, collaborazioni esterne ed appalti di servizi.
Forza Nuova e Casa Pound
Nei programmi di queste forze politiche la Fondazione Gimbe non ha trovato alcuna proposta in tema di politiche sanitarie e della ricerca.
https://www.wired.it/attualita/politica/2018/02/26/elezioni-2018-programmi-sanita/
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