Arrivano i dati Agenas sul Programma nazionale esiti. Ancora troppa frammentazione delle strutture per la chirurgia oncologica. Diminuiscono i parti e cala il ricorso al cesareo. Pesano i gap territoriali sull’area muscolo-scheletrica
La pandemia è ormai definitivamente alle spalle anche rispetto alle statistiche che riguardano le prestazioni sanitarie. Le ospedalizzazioni, ad esempio, nel 2023 tornano a essere quasi 8 milioni (312mila in più rispetto al 2022), in linea con i volumi pre-Covid, sia sui ricoveri urgenti sia su quelli programmati e diurni. La nuova edizione del Programma nazionale esiti (Pne) di Agenas snocciola i dati dell’output sanitario pubblico e privato accreditato, tra luci e ombre, in un momento delicatissimo per il sistema salute italiano che in tutte le rilevazioni demoscopiche è percepito come la prima fonte di preoccupazione nell’opinione pubblica.
Nell’area cardiovascolare, complessivamente aumenta dal 51% nel 2022 al 59% nel 2023 la percentuale di strutture con livelli di aderenza a standard di qualità alti o molto alti. La proporzione di angioplastiche effettuate entro 90 minuti ha superato la soglia del 60% prevista dal dm 70 del 2015, passando da un valore mediano del 57% del 2022 al 63% dell’anno scorso. Ben 35 strutture tra quelle ad alto volume (oltre 100 ricoveri Stemi/anno) hanno mostrato valori uguali o superiori alla soglia del dm 70 nel 2023 e nei tre anni precedenti. Sono invece 21 le strutture che nel triennio precedente non avevano varcato il tetto e nel 2023 invece l’hanno raggiunto o superato. Rispetto al bypass aorto-coronarico (Bac), inoltre, sono in recupero i ricoveri e migliora la concentrazione della casistica. Nel 2023, infatti, si è ridotto ancora il gap rispetto al periodo pre-pandemico: -5,5%, pari a 750 ingressi in meno. Per Bac isolato, nel 2023, sono aumentate le cardiochirurgie oltre la soglia prevista dal dm 70: 18 contro le 11 del 2022, con un valore corrispondente di casistica trattata pari al 35% del volume complessivo.
Il report Agenas, che ormai ha una tradizione ultradecennale ed è diventato un punto di riferimento anche per i cittadini che vogliono conoscere lo stato di salute delle aziende sanitarie, passa poi ad analizzare il fronte delicatissimo della chirurgia oncologica. Rispetto al tumore maligno alla mammella, nel 2023 si sono registrati 2500 ricoveri in più rispetto al 2022, per un numero pari a 66.532. Le strutture con volume di attività uguale o superiore a 150 interventi/anno sono risultate 168 (erano 165 nel 2022), per un valore corrispondente di casistica pari all’85% (era 84% nel 2022). Malgrado ciò, esistono ancora ben 201 nosocomi con meno di 50 interventi per anno. Sul cancro maligno del colon, l’anno scorso gli interventi sono stati 26.154 con 183 strutture sopra l’asticella dei 50 interventi l’anno (il 66% della casistica). Ancora il 28% dei volumi complessivi è trattato in ospedali con meno di 45 interventi annui.
Sul tumore maligno alla prostata, le operazioni l’anno scorso sono state 23.650. Ben 143 strutture italiane vantano più di 50 interventi l’anno (80% della casistica). Il 16% dei volumi riguarda invece centri con meno di 45 interventi annui. Le operazioni al polmone sono state complessivamente 14.336 e il 74% dei casi è stato trattato in 50 strutture con volumi pari o superiori a 96 interventi annui. Solo un quinto degli interventi è stato gestito da ospedali con meno di 45 interventi annui. Le operazioni per tumore maligno del pancreas, invece, sono state 3.053 nel 2023. Qui si registra una grande frammentazione delle strutture, “a fronte dell’elevata complessità dell’intervento chirurgico per il quale si richiede grande expertise”, spiega Agenas. Solo 10 centri presentano volumi pari o superiori ai 50 interventi l’anno, mentre ben il 42% della casistica è trattato in poli con bassi volumi (meno di 45 interventi annui).
Rispetto all’area perinatale, c’è da dire che il numero dei parti continua a declinare: 381.766 nel 2023, 11.700 in meno rispetto al 2022. Anche la loro concentrazione cala, con una progressiva diminuzione del numero di strutture che hanno raggiunto la soglia delle mille nascite ogni anno (136 nel 2023). Conseguentemente, aumentano i punti nascita sotto i 500 parti l’anno (137). Per fortuna cala pure il ricorso al taglio cesareo, benché in modo ancora lento (22,7% contro il 23,1% del 2022). Peraltro, nelle strutture pubbliche il ricorso al cesareo è inferiore di un 10% rispetto al privato, mentre al Sud si pratica più che al Nord. I casi di episiotomia, invece, sono costantemente diminuiti nel corso degli anni, passando dal 24% nel 2015 all’11% nel 2023.
Passando all’area muscolo-scheletrica, migliora la proporzione mediana di pazienti over 65 operati tempestivamente per la frattura al collo del femore, e si arriva quasi alla soglia del dm 70: 59% rispetto al 53% del 2022. Eppure pesano i gap territoriali, con molte regioni su valori mediani bassi e la quasi totalità delle strutture che si colloca al di sotto del paletto del 60% (in particolare in Calabria, Liguria, Basilicata, Umbria. Molise e Sardegna). Delle 69 strutture a più alto volume (oltre i 100 ricoveri/anno), 14 hanno raggiunto o superato la proporzione del 75% di interventi effettuati entro le 48 ore nel 2023 e anche nei tre anni precedenti. Invece, 10 centri ad alto volume, che nel triennio precedente non avevano varcato la soglia del dm 70, nel 2023 hanno migliorato il loro risultato, toccando o superando il 75%.
Sulla chirurgia generale, infine, l’anno scorso sono cresciuti i ricoveri per colecistectomia laparoscopica: 101.700 interventi, 9mila in più del 2022. Cresce anche leggermente la proporzione di ricoveri con degenza post-operatoria inferiore a 3 giorni (dall’86% nel 2022 all’88% del 2023). E si è ridotta la variabilità tra le strutture, “segno di un miglioramento diffuso dei livelli di sicurezza dell’assistenza”, spiegano da Agenas. In relazione ai i ricoveri in day-surgery (inclusi quelli con un pernottamento), particolarmente penalizzati nel periodo pandemico, si segnala una forte ripresa degli interventi nel 2023: 5mila in più rispetto al 2022. Il report chiosa: “Tale dato sembra indicare una capacità ritrovata del sistema di riorientare la ripresa delle attività dopo la pandemia verso modalità alternative al ricovero ordinario, che in epoca precedente avevano contrassegnato lo sforzo di miglioramento dell’appropriatezza organizzativa”.
Sintesi risultati Pne – Le migliori strutture italiane