“In Italia i tamponi vengono effettuati prevalentemente sui soggetti sintomatici e, esaminando solo la punta dell’iceberg, la gravità di COVID-19 viene ampiamente sovrastimata”. “La distribuzione di gravità della malattia è verosimilmente sovrapponibile a quella delle coorte cinese: 81% casi lievi, 15% ospedalizzati e 5% in terapia intensiva”.
27 MAR – “Stimiamo che la parte sommersa dell’iceberg contenga quasi 128.000 casi lievi non identificati per un totale di oltre 208.000 casi”. È quanto ha stimato la Fondazione Gimbe guidata da Nino Cartabellotta.
“I casi confermati al 26 marzo sono 80.539, ma quanti sono davvero i casi di infezione da coronavirus in Italia?”, si è chiesta Gimbe che ha stimato i casi non identificati tenendo conto che: “In Italia i tamponi vengono effettuati prevalentemente sui soggetti sintomatici e, esaminando solo la punta dell’iceberg, la gravità di COVID-19 viene ampiamente sovrastimata” e poi che “la distribuzione di gravità della malattia è verosimilmente sovrapponibile a quella delle coorte cinese: 81% casi lievi, 15% ospedalizzati e 5% in terapia intensiva (JAMA, 20 febbraio 2020)”.
Sulla base di queste assunzioni Gimbe “stima che la parte sommersa dell’iceberg contenga quasi 128.000 casi lievi non identificati per un totale di oltre 208.000 casi”.
DI conseguenza per Gimbe: “La piramide si “ricompone” riducendo sia la percentuale di pazienti ricoverati e in terapia intensiva, sia del tasso di letalità che scende al 3,9% e l’elevato numero dei soggetti infetti non identificati conferma la validità delle misure di distanziamento sociale”
27 marzo 2020
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FONTE: QUOTIDIANO SANITA’ (lINK: http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=83170);
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