Il progetto di legge è a firma del senatore Matteo Mantero. Si prevede la possibilità di coltivare in casa o in associazione, con massimo 30 persone, fino a 3 piante femmine e la possibilità di detenere in casa fino a un massimo di 15 grammi per uso personale. Il disegno di legge si occupa anche della cosiddetta cannabis light prevedendo che ne sia consentita la vendita per uso alimentare e di innalzare il contenuto consentito di thc delle infiorescenze fino all’1%. “Ora si deve cercare di avviare al più presto una discussione in Parlamento, non farlo sarebbe da irresponsabili”. IL TESTO
09 GEN – Possibilità di coltivare fino a 3 piante femmine in casa propria o in forma associata – per un massimo di 30 soci – e di detenere fino a 15 grammi di sostanza presso il proprio domicilio e fino a 5 grammi fuori casa. Prevede inoltre di regolamentare il mercato della cannabis a basso contenuto di thc (la cosiddetta light) consentendo la vendita per uso alimentare e innalzando il contenuto di thc delle infiorescenze fino all’1%.
Queste le principali proposte contenute in un disegno di legge depositato in Senato da Matteo Mantero (M5S) per la legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati. “Ho depositato in Senato un disegno di legge attraverso il quale cercare di avviare al più presto una discussione in parlamento, non farlo sarebbe da irresponsabili”, spiega il senatore pentastellato.
Il provvedimento, come spiegato dallo stesso senatore pentastellato, muove da alcune premesse: “In molti sono d’accordo che sia insensato perseguire chi si fuma uno spinello, visto che la marijuana non fa male come invece l’alcool e il tabacco. Anzi, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports, affiliata di Nature, l’alcool ha un indice di pericolosità 114 superiore alla cannabis, seguito da eroina, cocaina e tabacco. Storicamente non è mai stata registrata alcuna morte dovuta all’uso di derivati della canapa”.
“Oltre il 70% degli italiani sarebbe concorde a legalizzare l’utilizzo di questa sostanza, come storicamente hanno fatto o stanno facendo molti stati come l’Olanda, la Spagna, il Canada e diversi membri degli Stati Uniti d’America, a cui si è aggiunta, dal 1° gennaio 2019, anche la California. La loro esperienza per altro dimostra che il numero di utilizzatori non cresce dopo la legalizzazione ma porta anzi ad un lieve calo. L’opinione pubblica però la considera spesso una questione secondaria, una semplice questione di costume e non una priorità. Molti, me compreso, ritengono invece la legalizzazione dell’autoproduzione e uso personale della cannabis una priorità che produrrà con una sola mossa ingenti risparmi economici per il nostro paese, infierirà un colpo non indifferente alla criminalità organizzata, ma soprattutto migliorerà la salute pubblica e quindi ancora una volta porterà ad un risparmio per le tasche di tutti i cittadini italiani e non solo per chi ne fa uso”, spiega Mantero.
Non manca al ragionamento anche il possibile danno arrecato alle mafie: “La Direzione Nazionale Antimafia nella sua relazione annuale del 2015 diceva che dalla cancellazione del reato di produzione e vendita delle droghe leggere, che rappresenta più della metà del mercato degli stupefacenti, il risparmio generato ammonterebbe a quasi 800 milioni di euro, in seguito alle minori spese tra magistratura, carcerari e quelle relative all’ordine pubblico ed alla sicurezza. Risorse economiche e finanziarie che potrebbero essere spostate al contrasto alle droghe pesanti, come cocaina, eroina e droghe sintetiche, queste sì realmente pericolose. La possibilità di coltivare sul proprio balcone alcune piantine di marijuana ridurrebbe notevolmente il mercato illegale e il colpo inferto alla criminalità organizzata sarebbe importante, infatti, sempre la Dna stima in circa 30 miliardi di euro l’importo del mercato nero per il comparto delle sostanze stupefacenti in Italia, pari a circa il 2% del Pil nazionale, e più della metà del mercato è costituito dalla marijuana e suoi derivati. Chi contrasta la legalizzazione della cannabis, consapevolmente o meno, sta facendo un enorme regalo alla mafia”.
E si arriva così alla questione legata alla salute: “Ma veniamo alla questione più importante, in Italia, ogni anno, circa 5 milioni di persone fanno uso di hashish o marijuana, essendo illegale coltivarla a casa propria queste persone sono costrette a rivolgersi al mercato nero. In uno studio del 2016 l’università di Berna ha analizzato 191 campioni di marijuana sequestrati dalle forze dell’ordine sul territorio svizzero. La scoperta è preoccupante: il 91% di questi prodotti è contaminato. Infatti la cannabis viene “tagliata” con sostanze di vario tipo allo scopo aumentare il peso dell’erba ed avere più profitti, ma anche per aumentare l’effetto psicotropo o per rendere più belli i fiori. Nei campioni sono stati trovati ammoniaca, lacca, lana di vetro, piombo, alluminio, ferro, cromo e cobalto. La canapa inoltre è una pianta “spazzina” in grado di drenare inquinanti dai terreni – molto spesso è utilizzata per le bonifiche – queste sostanze, come pure i concimi le ritroviamo nei fiori. Ovviamente fumare questi prodotti può causare gravi danni al consumatore, danni che sarebbero evitabili semplicemente consentendo ad ognuno di coltivare con cura le proprie piante”.
“Le stesse considerazioni si possono fare per la cosiddetta cannabis light, utilizzare quella in vendita negli shop al posto di quella presente sul mercato illegale è molto più sicuro per la salute pubblica e rappresenta un danno per la criminalità. Paradossalmente sarebbe ancora più sicuro se fosse consentito l’uso di questa sostanza a fini alimentari o erboristici perché ovviamente le infiorescenze dovrebbero rispettare standard produttivi diversi, ancora più stringenti”, conclude Mantero.
Da ricordare, infine, che proprio sulla questione cannabis light, nell’altro ramo del Parlamento la Commissione Affari Sociali è impegnata al momento su quattro risoluzioni, alle quali potrebbe aggiungersene a breve una quinta proprio del m5S, con le quali si punta ad intervenire su questo mercato regolamentandolo.
Giovanni Rodriquez
http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=69722
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