Con oltre 3 miliardi di euro in manovra, il rinnovo del contratto nella pubblica amministrazione porterebbe un aumento di “96 euro lordi” al mese secondo il ministro. Il condizionale è d’obbligo. Il precedente contratto aveva portato a un aumento di 85 euro lordi
Quanto varrà il rinnovo del contratto degli statali a conti fatti? Con oltre 3 miliardi di euro previsti in manovra, il rinnovo del contratto nella pubblica amministrazione “dovrebbe andare oltre i 96 euro lordi mensili nella media tra Stato e autonomie”. Lo afferma la ministra della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, in una intervista al Sole 24 Ore. “Un recupero di potere d’acquisto di circa il 3,5%”, ben superiore all’inflazione”. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi, non in quello delle certezze.
Manovra, rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici
Il governo ha fatto evidentemente uno sforzo nella legge di Bilancio per garantire continuità dopo il rinnovo dei precedenti tre anni, ampliando gli stanziamenti del triennio 2019-2021 per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego del comparto Stato.
A regime, ossia entro il 2021, i soldi a disposizione per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici sarebbero di 3,175 miliardi di euro. Si tratta di 1,4 miliardi in più degli 1,775 miliardi già stanziati dal governo precedente per il contratto del 2019-2021: 224 milioni nel 2020 e 1,2 miliardi nel 2021. Il condizionale è d’obbligo perché il parlamento deve ancora mettere mano alla manovra.
Rinnovo del contratto degli statali 2019-2021
“Le cifre – aggiunge Dadone – sono soprattutto una base di partenza per una valorizzazione delle risorse della Pa”. La ministra afferma che ora si vuole innovare e “partire davvero con il portale nazionale dei concorsi”. Ma intanto il governo ha appena approvato una nuova proroga delle graduatorie. Al giornalista del quotidiano di Confindustria che gli domanda se ciò non sia contraddittorio con i propositi di innovare, risponde: “è un’ultima proroga, limitata nel tempo, un bilanciamento ragionevole tra le giuste istanze degli idonei e la necessità di tornare presto a un ritmo fisiologico di concorsi con graduatorie triennali”.
Negli scorsi giorni ci sono state interlocuzioni a Palazzo Vidoni (sede del Ministero della Funzione Pubblica) tra le associazioni sindacali dei lavoratori della Pubblica Amministrazione e il ministro Dadone. Vincenzo Abbrescia (Ugl) aveva evidenziato “come qualsivoglia intervento, sia esso normativo che organizzativo, non può prescindere dalla valorizzazione del singolo lavoratore pubblico, così come da adeguati riconoscimenti economici derivanti sia dalla contrattazione collettiva nazionale sia dalla negoziazione integrativa”.
“Se da una parte l’Ugl apprezza le enunciazioni di principio espresse dal ministro Dadone dall’altra ritiene altrettanto fondamentale la certezza della dotazione economica che il Governo assumerà per il rinnovo contrattuale del Pubblico Impiego per gli anni 2019/2021”. “Il fabbisogno economico – sottolineavaAbbrescia – non potrà essere inferiore a 3,5 miliardi di euro per consegnare un aumento retributivo che sia di contenuto e non di facciata, elevabile fino a 5,5 miliardi di euro per la riforma dell’ordinamento professionale dei dipendenti pubblici”. La dote in manovra sarebbe di 3 miliardi, poco meno del minimo necessario per fare qualcosa di significativo secono i sindacati. La partita non è ancora finita.
Col precedente contratto aumento di 85 euro lordi mensili
Il precedente contratto, quello 2016-2018, aveva portato a un aumento in busta paga di 85 euro lordi mensili. Un incremento del 3,48% delle buste paga di tutti i dipendenti pubblici. Secondo alcune stime inoltre riconoscere un adeguamento totale all’andamento del tasso di inflazione, anche considerando i dieci anni di blocco prima dell’ultimo rinnovo, dovrebbe comportare un aumento di almeno 120 euro lordi mensili. Probabile che non si raggiunga quella cifra, e non di poco.
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