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GLI ESPERTI RISPONDONO

Aggressioni ai sanitari, il governo punta su più filtri e telecamere nei pronto soccorso

Il ministro Schillaci al Senato: “Acceleriamo sulla misura dell’arresto in flagranza anche differito”. Intanto alla Camera via libera a una ulteriore stretta su lesioni al personale nel ddl Sicurezza

Le violenze contro il personale sanitario sono in aumento e richiedono interventi ad ampio raggio, sia in termini repressivi che culturali. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in una lunga comunicazione in commissione Affari sociali e Sanità del Senato, fa il punto sulle azioni messe in campo dal governo e su quelle in cantiere. Altro focus quello più generale della situazione della emergenza-urgenza con i problemi di sovraffollamento, carenza di personale e accessi impropri.

Ma sono le aggressioni il tema caldo di queste ore, dopo l’escalation di episodi di cronaca registrati nelle ultime settimane. Schillaci sottolinea che siamo di fronte a una “recente recrudescenza” di un fenomeno che “concorre a rendere più difficile, quasi insostenibile, la condizione di lavoro di tanti operatori sanitari e sociosanitari”. Ecco allora che l’esecutivo prova a porre un freno con alcune misure già messe in campo, come pene più severe, e altre in cantiere come una maggiore videosorveglianza e selezione degli accessi dei reparti di emergenza-urgenza. “Vogliamo – spiega il ministro – arrivare rapidamente all’approvazione di un provvedimento: stiamo vagliando la possibilità di filtrare gli accessi ai pronto soccorso e di aumentare le telecamere“.

Un tema affrontato anche in un vertice, oggi a palazzo Chigi con i ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi, durante il quale è emerso che attualmente sono 198 i presidi di polizia attivi nelle strutture ospedaliere del territorio nazionale, a fronte dei 126 preesistenti, con un aumento dal 2023 del +57,1%. È aumentato anche il numero degli operatori della polizia impiegati, passati dai 299 iniziali a 432, mentre è stato assicurato l’ampliamento delle fasce orarie giornaliere di apertura dei presidi.

Naturalmente, Schillaci torna a parlare dell’arresto in flagranza anche differito, la misura annunciata nei giorni addietro: “Con i colleghi della Giustizia e dell’Interno stiamo elaborando la norma per l’arresto in flagranza differito – spiega -. È un istituto già sperimentato negli stadi di calcio con l’arresto anche nelle 48 ore successive al fatto, grazie alla documentazione video-fotografica”.
Un capitolo su cui il governo vuole accelerare, perché si tratta di “un valido strumento”, anche se non sufficiente. È inoltre allo studio “la possibilità di prevedere misure per filtrare l’accesso dei visitatori e per implementare il numero di telecamere di videosorveglianza disponibili”. Un ricco menù di misure repressive, insomma. Sebbene il ministro si dica convinto che quello delle aggressioni sia anche “un problema culturale: nel tempo si è degradato il rapporto medico-paziente e bisogna agire sulla formazione”, perché è “impensabile che chi presta le cure sia aggredito ed è ancora più grave visto che il 70% delle aggressioni avviene ai danni di donne”.

Intanto è di oggi il via libera della Camera all’articolo 20 del ddl sicurezza che inserisce nell’articolo 583 quater nel codice penale anche le lesioni a personale esercente una professione sanitaria o sociosanitaria.
In Commissione al Senato focus anche sull’assistenza sanitaria territoriale: “Non propendo per una visione strettamente ospedalocentrica – evidenzia il ministro -. In quest’ottica, dobbiamo pensare a una riforma della medicina territoriale che valorizzi il ruolo svolto dai medici di base”. Proprio rispetto a questa figura però Schillaci chiarisce: “È indispensabile che i medici di medicina generale lavorino un determinato numero di ore e assicurino il lavoro all’interno delle Case di comunità”. Ampio spazio poi alla situazione che vive l’emergenza-urgenza, il cui “aspetto critico principale è la carenza di personale, che stiamo cercando di fronteggiare”. Secondo i dati del ministero della Salute “oggi mancano a livello nazionale 4.500 medici e 10 mila infermieri” nei pronto soccorso. Una carenza che ha fatto esplodere, in particolare con l’emergenza Covid, il ricorso ai ‘gettonisti’. Nel 2022 il valore dei contratti di questo personale esterno è arrivato a 37 milioni di euro. Il governo è impegnato a “contrastare il fenomeno” che nel caso degli infermieri era “rilevante già negli anni pre-pandemici”, sottolinea il ministro. Altri punti critici all’attenzione del governo sono il sovraffollamento e i tempi di attesa. Basti pensare, come evidenzia Schillaci, che “gli accessi evitabili al pronto soccorso sono superiori al 40% del totale”.

Di Marta Tartarini

FONTE: NURSIND SANITA’
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