I sindacati degli infermieri italiani hanno proclamato formalmente lo stato di agitazione del personale del comparto sanità e chiesto al ministero del Lavoro di svolgere il tentativo di conciliazione al fine di manifestare il disagio della categoria infermieristica che non troverà soluzione all’interno di questo contratto di lavoro.
È dunque conto alla rovescia per lo sciopero generale degli infermieri italiani: è stato richiesto al ministro del Lavoro il tentativo di conciliazione previsto dalla legge e ora si tratta solo di aspettare la convocazione.
Alla protesta che mette a rischio paralisi gli ospedali italiani si arriva nonostante le organizzazioni sindacali Nursind e Nursing Up abbiano più volte sollecitato un confronto sulle richieste dei professionisti sanitari.
Professionisti che sono pronti a organizzare azioni di lotta sindacale. Per le sigle infatti, i tentativi del sindacato di ottenere risposte si scontrano con le direttive che Governo e Comitato di Settore hanno impartito all’Aran, riguardo al rinnovo in corso del Ccnl del comparto sanità.
«Per quanto ci riguarda è finito il tempo delle nozze con i fichi secchi. Senza risorse economiche aggiuntive per gli infermieri non si può rinnovare il contratto» incalza Antonio De Palma (Nursing Up). Per i sindacati le direttive non consentono all’Aran, nella sostanza, di condividere a livello contrattuale innovazioni e/o riconoscimenti che comportino impegni di spesa inevitabilmente maggiori rispetto a quelli già stabiliti dall’esecutivo, «tant’ è vero che, nell’ambito delle attuali trattative, quest’ultima ha più volte ribadito di non essere in grado di accogliere alcuna richiesta di parte sindacale che comporti impegni di spesa superiori rispetto alle scarsissime risorse previamente messe a disposizione del contratto» spiega De Palma.
In sostanza la limitazione posta all’Aran da parte del Comitato di Settore e, per quanto di competenza dal Governo, non consente anzi vanifica il lavoro intorno al tavolo di confronto attualmente aperto con i sindacati.
«L’Aran – conclude – non potrà dare in alcun modo risposte concrete ai problemi rappresentati dagli infermieri attraverso di noi senza che Governo e Comitato di Settore adottino, ognuno per quanto di propria competenza, immediatamente e comunque prima della chiusura delle trattative in corso, proprie direttive ‘specifiche ed integrative’ finalizzate ad affrontare la materia oggetto delle doglianze infermieristiche e delle altre professioni sanitarie non mediche”.
«Abbiamo intenzione di passare dalle parole ai fatti – spiega Andrea Bottega segretario nazionale NurSind – in quanto gli infermieri italiani sono stanchi di subire aggravi di responsabilità e di carico di lavoro senza vedersi riconosciuto adeguatamente un trattamento economico e normativo contrattuale degno della professionalità acquisita e del percorso di studi effettuato».
Bottega, ricordando la reputazione di cui godono all’estero gli infermieri italiani, rimarca come “solo lo Stato italiano sembri non essere disponibile a riconoscere la professionalità della categoria che altrove è apprezzata e riconosciuta anche a livello economico. Lo deduciamo dal mancato stanziamento di risorse per il contratto del comparto sanità e per il mancato finanziamento della Ria (retribuzione individuale di anzianità) nella legge di Bilancio 2018. Non c’è la volontà, inoltre – aggiunge – di finanziare l’indennità di professione infermieristica di cui chiediamo il ripristino”.
Riguardo all’ipotesi sciopero nazionale: «E’ una prospettiva – conclude Bottega – che si fa sempre più realistica dal momento che gli infermieri corrono il rischio di avere un contratto peggiorativo rispetto a quello attuale. Un dissenso che poi passerà dalle corsie alle urne visto che i lavoratori dovranno esprimersi sui finanziamenti decisi dal governo nazionale e regionale e sulle scelte delle organizzazioni sindacali che siedono al tavolo e che ad aprile andranno al rinnovo delle Rsu».