Dopo 28 ore di trattativa tra sindacati e Aran, mentre gli infermieri in sciopero protestavano sotto la pioggia della capitale, si è chiusa una pre-intesa per il rinnovo del contratto del comparto sanità 2016-18 alla presenza della ministra della Pa Marianna Madia. Un’intesa che interessa 550mila lavoratori impegnati nel Ssn. Che però divide il fronte sindacale, con le sigle di categoria degli infermieri, Nursind e Nursing up, impegnati in uno sciopero nazionale (l’adesione è stata dell’80%), che hanno deciso di non firmare. Mentre Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto l’accordo.
Lorenzin: passo importante per restituire dignità ai professionisti
La ministra della salute Beatrice Lorenzin valuta positivamente l’intesa: «Un passo importante per restituire la dignità a migliaia di professionisti – dichiara su twitter – che ogni giorno lavorano nel nostro Ssn e garantiscono la salute dei nostri cittadini. Adesso andiamo avanti anche per i medici». Le trattative sono infatti ancora in corso per il contratto dei Medici dipendenti ospedalieri e per la nuova convenzione con i medici di base.
Anche per Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome è una «giornata positiva per la sanità italiana», «un segnale importante dopo l’accordo raggiunto per il riparto del fondo sanitario che assicura comunque dal 1° gennaio 2019 l’incremento di un miliardo delle risorse destinate al servizio sanitario». «Anche i lavoratori della sanità – ha aggiunto Massimo Garavaglia, presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità (ed assessore della Lombardia) avranno a partire dal 1° marzo 2018 un incremento delle retribuzioni, mediamente 85 euro al mese. Un risultato non scontato».
Una maratona di 28 ore
La firma è arrivata dopo una lunga trattativa no stop durissima su una bozza che dalla versione di ieri giudicata «irricevibile”, a quella di oggi ha comunque subito modifiche migliorative. «Dopo circa 10 anni di scioperi, mobilitazioni e iniziative, spesso da soli come Fp Cgil, oggi arriva un primo risultato. Il terzo tassello per ricomporre il quadro del lavoro pubblico, dopo il rinnovo del contratto delle Funzioni Centrali e la recente intesa su quello delle Funzioni Locali», afferma la segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, al termine della trattativa, dopo la firma dell’intesa sottoscritta in sede Aran. «Finalmente – prosegue – sblocchiamo la contrattazione nel settore sanitario, primo passo per restituire la dignità a tutti coloro che lavorano prendendosi cura dei cittadini, ma non ci fermiamo: la strada è ancora lunga».
Intanto i primi obiettivi raggiunti, con aumenti retributivi medi di 85 euro fino a 95 euro mensili e gli arretrati del 2016 e 2017. E poi, spiega la Cgil «ripartirà la contrattazione per il trattamento accessorio». Insomma per Sorrentino si è «realizzato un reale e visibile aumento dei diritti con un avanzamento complessivo degli istituti dei rapporti di lavoro». Sono previsti 91 euro pro capite per incrementare i fondi della produttività e rivalutare le indennità a seguito della contrattazione integrativa (a partire da notturno, pronta disponibilità e festivo). Altro miglioramento ottenuto è che sono stati inclusi nel calcolo del tempo lavorato 15 minuti di tempo di vestizione, innalzabili in contrattazione aziendale e i tempi del passaggio di consegne tra un turno e l’altro. Su tutti gli altri capitoli (assunzioni, formazione, risorse aggiuntive e riorganizzazioni) si apre un confronto regionale: «Più spazio per incidere dove si decide – continua la Cgil – niente deroghe sui riposi, rispettato l’orario di lavoro; estensione, da subito, del sistema indennitario agli operatori socio-sanitari e agli assistenti sociali; più ruolo alle Rsu: potenziata la contrattazione decentrata e semplificati i fondi per la contrattazione; entro luglio un nuovo sistema di classificazione; un nuovo sistema di incarichi di coordinamento, organizzativi, professionali e di formazione per valorizzare quelli esistenti e offrire opportunità; infine, escluso il Jobs Act, a partire dal mantenimento dell’articolo 18, ed eliminata la legge Brunetta».
Gli infermieri non ci stanno: i nodi restano
Restano insoddisfatti i sindacati degli infermieri (i dipendenti sono 270mila, quasi la metà del totale di 530mila professionisti del comparto sanità). «Un infermiere a inizio carriera – sottolinea Antonio De Palma, presidente di Nursing up – avrà un aumento tabellare di 68 euro lordi. Alcune deroghe alle norme Ue sulle 11 ore di riposo continuativo restano in piedi. E le indennità restano quelle di dieci anni fa, con possibili aumenti del 10-20 per cento delegati alla contrattazione di secondo livello. Le questioni vere vanno ancora affrontate e noi come sindacato nei prossimi giorni ci confronteremo con i nostri professionisti». «Oggi sono orgoglioso di essere un infermieri perché la bozza è migliorata grazie al nostro sciopero», sottolinea Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind, «ma di fatto questo è un pre-accordo politico, peggiorativo rispetto al quadro attuale, che appesantisce le norme sulla pronta disponibilità e allarga il lavoro straordinario. Si usano i fondi contrattuali per sovraccaricare chi è già in organico e non fare le assunzioni».