La notizia è stata data da Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, e dal sindacato Fp-Cgil. La ministra Lorenzin: «Ora tocca ai medici».
Siglata la pre-intesa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del Comparto Sanità, che prevede un aumento medio delle retribuzioni di 85 euro al mese. La notizia è stata data da Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, e dal sindacato Fp-Cgil.
«Andiamo avanti passo dopo passo», ha detto Bonaccini, «e dopo lo sblocco del contratto delle Funzioni Locali (Regioni, Province, Comuni, Camere di Commercio, enti e agenzie regionali, ndr) arriva ora il via libera a un contratto che interessa 540 mila lavoratori fra infermieri, operatori sanitari e impiegati amministrativi del Servizio sanitario nazionale» (leggi anche: Sotto elezioni fioccano gli aumenti per gli statali: il quadro).
SODDISFATTA LA MINISTRA MADIA. Soddisfatta anche la ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, che su Twitter ha scritto: «Firmato il contratto per la sanità. Grazie a tutti coloro che ogni giorno si occupano della nostra salute. Si è concluso un percorso a cui stiamo lavorando da quattro anni: il rinnovo del contratto, fermo da quasi 10 anni, di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici».
Mentre la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha parlato di un «passo importante per restituire la dignità a migliaia di professionisti che ogni giorno lavorano nel nostro Servizio sanitario nazionale e garantiscono la salute dei nostri cittadini. Adesso andiamo avanti anche per i medici».
NURSIND SUL PIEDE DI GUERRA. La pre-intesa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del Comparto Sanità non è stata però firmata da tutte le sigle sindacali. Il sindacato degli infermieri Nursind, in particolare, ha parlato di un «testo irricevibile». Secondo Andrea Bottega, segretario nazionale di Nursind, l’intesa «non dà risposte concrete ai molti problemi che affliggono il personale infermieristico, vera garanzia di qualità del Servizio sanitario nazionale». Bottega ha puntato l’indice soprattutto contro «le mancate risposte su indennità ed esigibilità dei diritti» e «contro un aumento contrattuale inferiore agli 85 euro promessi». Il sindacato si riserva quindi di intraprendere nuove mobilitazioni e iniziative di protesta.
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