Con le parole da poco pronunciate dal ministro dell’Economia davanti al Parlamento, arrivano conferme sulle cifre della Manovra a riguardo del rinnovo contratti statali: Padoan ha parlato dal Parlamento per indicare quali saranno le maggiori misure della prossima Manovra Economia, rilanciando sul fonte occupazionale l’importante (e pressante) promessa di un milione di posti di lavoro in più rispetto alle stime del 2013. Nell’elencare i vari provvedimenti inseriti nel documento consegnato alle commissioni di Camera e Senato, il Mef indica nei 2,6 miliardi la cifra per le politiche invariate, ovvero quelle destinate ai fondi per il rinnovo del contratto pubblico statale. «Una eccessiva restrizione sul fronte dell’aggiustamento dei conti pubblici metterebbe a rischio la ripresa e la coesione sociale del Paese», ha spiegato il Ministro Padoan.
CGS, “VIOLAZIONI DELLA CARTA DIRITTI”
Il Consiglio d’Europa ha dato ragione al Cgs e ora il Governo dovrà rispondere per alcuni punti nodali sul rinnovo dei contratti statali pubblici: lo annuncia la stessa Confederazione Generale Sindacale in una nota resa pubblica questa mattina su AgenParl. «I nodi vengono al pettine. E ora il Governo è chiamato a rispondere in merito a tutte le violazioni in materia di contratti a termine. Nella scuola, ma anche nei settori amministrativi e tecnici delle altre pubbliche amministrazioni. Una risposta che dovrà arrivare entro il prossimo 15 novembre ma che ci aspettiamo giunga anche prima da Palazzo Chigi», spiega il sindacato, confermando il forte movimento interno di fronte al rinnovo del contratto e alla riforma della Pubblica Amministrazione. Era stato fatto reclamo al Comitato Europeo dei Diritti Sociali (presso il Consiglio d’Europa, ndr) proprio per verificare il rispetto della Carta sociale europea. Secondo il reclamo accolto, problematica è la violazione degli articoli della Carta inerenti al diritto al lavoro, a una equa remunerazione, ad organizzarsi, alla negoziazione collettiva, alla tutela in caso di cessazione del rapporto di lavoro, e alla non discriminazione.
GUERRA INTERNA AI SINDACATI
Cisl, Uil e Cgil lo scorso 30 novembre 2016 hanno firmato un protocollo di intesa sul rinnovo dei contratti statali che ancora oggi rappresenta il punto di base e di non ritorno per siglare l’ultima e definitiva parte del lungo percorso verso l’autentica riforma della Pubblica Amministrazione. Ecco, proprio quell’accordo che ancora si cerca faticosamente di concludere davanti all’Aran in questo autunno 2017 è il pomo della discordia per lo stesso mondo dei sindacati: in particolare, Usb, Anief e molti sindacati “di base” contestano una misura considerata troppo bassa e con cifre esigue per chi aspetta da 8 anni un aumento degli stipendi e un adeguamento dello stesso contratto. «Non si può restare fermi ad aspettare che Cgil, Cisl e Uil firmino un nuovo accordo fortemente penalizzante per le lavoratrici e i lavorati del pubblico impiego»: per questo motivo è stata organizzato per il 12 ottobre prossimo uno sciopero-manifestazione davanti all’Aran proprio per sostenere la piattaforma contrattuale della Usb. In particolare, «300 euro di aumento mensile uguale per tutti; l’Area Unica Amministrativa; la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore a parità di retribuzione». Secondo i sindacati di base intatti con l’aumento a 85 euro lordi non si risolve nulla, anzi, si «delegittima lo sforzo e il lavoro di migliaia di lavoratori nel pubblico impiego da anni». Una guerra interna al mondo sindacale che non aiuta per nulla un già difficile percorso verso l’accordo tra il mondo del lavoro e quello della politica.
SCUOLA DI MOBILITA SUL RINNOVO
Sui contratti statali e sull’aumento medio degli stipendi, è guerra ancora nel mondo scuola che richiede un “vero” rinnovo del contratto pubblico: oltre ad Anief, si lamenta e non poco anche Assemblea Nazionale Autoconvocata, in particolare modo nel mondo scolastico della Capitale. Le richieste sono le stesse apportate e mostrate al Miur in questi mesi, senza però trovare una risposta soddisfacente per tali sigle: «I lavoratori chiedono aumenti uguali per tutti i lavoratori senza differenziazioni di alcun tipo, la conferma degli scatti legati alla sola anzianità – e non ad altri meccanismi come la valutazione del “merito” – ed il rilancio della qualità delle condizioni di lavoro senza aggravi di aumenti dell’orario di lavoro, nonché l’eliminazione delle numerose incombenze burocratiche prodotte da anni di “riforme”». Da ultimo viene richiesta la parificazione delle condizioni di contratto per i tanti precari ancora presente nel mondo scuola, su tutti l’organico Ata e i contratti a tempo determinato.
IL NODO DELLA CHIAMATA DIRETTA
Sempre nel mondo scuola, si agitano le istanze in attesa del rinnovo per i contratti statali dei dipendenti pubblici, in cui ovviamente rientrano anche gli ingenti numeri di affiliati Miur (tra docenti, personale Ata e addetti nei vari istituti). Nel recente convegno organizzato da Snals-Confsal è stato fatto presente al Governo, presente con il sottosegretario Miur De Filippi, come la chiamata diretta dei docenti va oltremodo rivisitata. «Grazie ai nostri pressanti interventi è stata in parte modificata. Questa chiamata era illegittimamente demandata alla discrezionalità del dirigente scolastico. Al contrario, vanno definiti criteri per chiamare i docenti, criteri che devono essere oggetto di delibera motivata degli organi collegiali ed esaminati, per quanto di competenza, da un tavolo sindacale», spiega il segretario Snals Elira Serafini. Secondo la sigla sindacale, vi può essere nei prossimi anni una partecipazione oggettiva e soprattutto trasparente, nell’interesse delle istituzioni scolastiche e della società. In poche parole, «i dirigenti scolastici devono sapere cosa si richiede loro e quali sono le loro responsabilità», conclude la Serafini.
CONTRATTI STATALI, I PROBLEMI SUL RINNOVO E I DUBBI DI ARAN
Sentire queste parole dall’Aran, ovvero dall’agenzia che rappresenta il governo al tavolo delle trattative per il rinnovo dei contratti statali, non darà grandi buone notizie a tutti i dipendenti statali che da anni attendono l’aumento del proprio stipendio: «per quanto riguarda il rinnovo, il bicchiere è mezzo vuoto», spiega il presidente Sergio Gasparrini al convegno dello Snals-Confsal. Secondo l’Aran ci sono tre disallineamenti tra sindacati e governo: «Il primo riguarda la richiesta delle sigle di destinare l’aumento degli 85 euro interamente alla retribuzione fissa, quella tabellare. Il governo, invece, ha dato l’indicazione di di destinare una quota anche alla produttività», spiega Gasparrini al Messaggero. Il secondo punto nodoso riguarda la vicenda del bonus 80 euro mentre sul terzo e ultimo punto a tema il problema riguarda e competenze tra la legge e il contratto, un problema risolto solo in parte dai primi tavolo di trattative dei precedenti mesi.