La prosecuzione della campagna vaccinale, mira all’inoculazione dell’80% della popolazione entro settembre 2021 attraverso un trend di 500mila dosi somministrate quotidianamente. Un obiettivo ambizioso che, tuttavia, rischia di trasformarsi una favola, qualora non venga percepito dalle istituzioni l’importanza del ruolo infermieristico nella lotta al covid-19.
In questo straordinario periodo storico, i vaccini devono costituire un diritto del cittadino e non un privilegio ma per rispettare la tendenza delle 500 mila dosi sopra citate c’è bisogno di vaccinatori e lo slogan dei soli medici “richiamati alle armi” come traghettatori alla copertura vaccinale, per l’80% della popolazione, fa comodo agli organi di stampa ma nella realtà risulta essere una strada difficilmente praticabile.
Il personale infermieristico numericamente superiore può costituire la chiave di volta
Attualmente nel Lazio si somministrano mediamente 21.000 dosi di vaccino, 2/3 di questi come prima dose e 1/3 come seconda dose in poco più di 85 centri sparsi per il Lazio di cui circa una trentina a Roma. Nel Lazio con questi numeri si raggiungerà la vaccinazione del 70% della popolazione laziale a maggio del 2022 (fonte Sole 24ore).
Il sindacato degli infermieri Nursind, attraverso il suo Segretario Provinciale Stefano Barone, chiede “al Presidente della Regione Lazio On. Zingaretti per iniziare una accelerazione nell’assunzione dei circa 2500 infermieri rimasti della graduatoria ancora aperta del concorso Sant’Andrea il tutto per colmare la reale carenza di personale sanitario nei nosocomi laziali e nell’Aziende Sanitarie, sul territorio e nei centri di vaccinazione in attesa”.
Lo scorrimento della graduatoria del Sant’Andrea, il coinvolgimento del personale operante nel settore privato e la liberalizzazione una volta per tutte della libera professione infermieristica abbattendo il vincolo di esclusività, permetterebbe un’implementazione dell’organico vaccinatore infermieristico e delle sedi.
Attualmente assistiamo ad un impegno già massimale del personale infermieristico operante nelle USCAR di fatto, in regime di straordinario o produttività, sacrificando il riposo settimanale per vaccinare la popolazione laziale. Inoltre, non si deve dimenticare il recente aumento di ricoveri nei reparti COVID e nelle terapie intensive dedicate che ha portato come conseguenza ulteriore stress al SSR, con personale ridotto ormai all’osso ed usurato da un anno di lotta al virus.
Il comunicato poi conclude “Ora è il momento ideale per correggere anni di mancate assunzioni che hanno portato allo stremo il personale infermieristico e cosi facendo mettere la salute dei cittadini e del personale sanitario al primo posto a prescindere da bilanci e giochi politici soprattutto in un momento in cui tutti abbiamo bisogno di serenità”.
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